Grandi successi

Ma anche avanti con Yasujiro Ozu che, nel 1957, ne combinò una delle sue. L'ultima in bianco e nero (disponibile su "RaiPlay"). "Crepuscolo di Tokyo" è una perla intatta.
Il Monte Fujiyama, poi il tessuto intrecciato dei titoli e una musica trovajoliana...Nelle chiacchiere al bancone (un classico, “sukaa”), la nostalgia dei paesi della memoria. Facce note, tre su tutte. Un suocero nevrotico (e alcolizzato) e una sorella spigliata. “Generazioni a confronto”, con un padre che riflette (a lungo) sulla condizione delle figlie. Girandola di luoghi: il commissariato, col ladro di sottovesti! I bar, come il “Gerbera”, le sale da mahjong, per esempio il “Gotanda”, i locali ambigui, “L’étoile” su tutti. Una donna sola che beve al bar, cose da folli: Akiko con un dolore grande, un’altra gallina fluttuante. Shukici è un padre premuroso, un po’ superficiale, senza le armi dinanzi alle nuove schiere. Il sonaglio che rotola! Pachenko (“solo dita”). Le tre sberle, più una, più belle del cinema. Saggezze popolari, “non farti sottomettere”, prima della tragedia. Gran quartiere Katobuki. La cattiveria come un domino cade sul caro a fianco. Il disastro è totale. Anima in pace per nessuno in uno degli Ozu più pessimisti. Le morali del regista sull’impegno e i sacrifici necessari (spesso, da parte delle donne…) per mantenere saldo il matrimonio e, quindi, per lui, la famiglia, riescono leggere come i petali di pesco che, raramente, hanno “colorato” questa cupa storia.
(depa)

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