Durante le festività cavalcanti l'anno, è gioco forza 4 accogliere senza filtri i suggerimenti televisivi. Vuoi perché perché c'è scritto Oscar, o preferisci perché leggi Elizabeth Taylor (dodicenne!). Anche l'occasione per conoscere...ops rivedere!, Clarence Brown (1890-1987). Ancora l'"Oberdan" di Milano riempiva le mie serate, anno 2013, quando incontrai questo regista del Massachusetts, ricordato per le sue pennellate sul grand e schermo, in grado di esaltare il fascino di paesaggi e personaggi. "Gran Premio" (t.o. "National Velvet"), del 1944, lo testimonia.
Già nei titoli di testa, la profondità di campo uscita da un quadretto, anche famigliare. Con le sorelle Brown che coprono le fasi ludiche e pubiche delle tre giovani figlie di papà bacchettone (c'è anche Angela Lansbury). Il lavoro alla fotografia del collaboratore newyorkese Leonard Smith (1894-1947) è superbo, dai momenti evocativi a quelli agonistici (la tanto agognata corsa ippica); tanto da dimenticare un intreccio per ragazzini in crescita non adatto ad un pubblico adulto. "Ragazzine", Brown difensore degli Ideali Americani, sapeva bene quali fossero le retoriche da pigiare: Donna, insegui sempre il tuo sogno sportivo senza timore dei giudizi! Se ti andrà bene, attraverserai la Manica, diverrai un'autentica ronzina da rotocalco sportivo.
(depa)
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