Inesplicabilmente

Ottima partenza d’anno, con nuove proposte e vecchie mancanze. L’esordio alla regia di Michael Haneke, del 1989, era tra queste ultime. “Il settimo continente” è il non luogo dove sogneremmo di vivere, se fossimo ancora svegli.

1987. Non una parola. Si sogna un’Australia fuori da lavamacchine. Anche a colazione pochi scambi, per udito e vista c’è sempre la reclame. Non più volti, siamo mani che agguantano, piedi che avanzano, e si mettono in coda, tra la merce. Elementari scorci d’abominio. Per le comunicazioni: la cassa. Schizofrenia affettiva che non può che essere ossessiva, violenta. Ottimi genitori, grande generazione. I bambini ci guardano e, presumibilmente, andranno ancora a votare…1998. Raccordi criptici e rivelatori. Il marchio del regista di Vienna già registrato. Freddezza contaminante, si rischia di cedere. 1989. Parte terza. Distruggere tutto, dicevamo, può essere una soluzione. Insistente oltremodo (pure gli spiccioli!...), il Settimo Continente è il paradiso: vuoto a buon mercato.
Pazzesco. Quanto caposcuola, lo dice Il Cinema.
(depa)

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