Elena si guarda attorno in cerca di spifferi d'aria. Col cinema europeo, quest'estate è condizionata (3,5€). "C'è un film con Adele". Andiamo, sospettosi verso una pellicola che bazzica le odiate multisale. Sorpresa per la piccola "Film Club" del "Sivori" quasi piena, ci sediamo tra i rumori di sala, di cinema, di set, dove un artista autoritario e apparentemente sicuro di sé, finirà in ginocchio implorante rincorso da una bidella. "Passages", dello statunitense Ira Sachs (1965), sonda i pertugi nevrotici, e ironici, dell'amore. Se lui non vuole ballare con lui, ci balla lei.
Prodotto dal tunisino Saïd Ben Saïd. Con Adèle Exarchopoulos, Agathe labbra di pesca. E Franz Rogowksi a cui, italianate a parte, cominciamo ad affezionarci. Ah, l'amour! Tradimento rimane tale, anche se è "qualcosa di eccitante, che non ho mai provato". Passione sfrenata dello spaesato regista. Fasi, comprensioni. "Stare dalla mia parte", "portare pazienza", lo chiediamo tutti. Il regista indugia bene sulle paure, dubbi, titubanze e imbarazzi del protagonista. Ahahah, povero Thomas, leopardato conquistatore accerchiato! Romantico drammatico, con guizzi comici e ironici che che un egotismo edonistico, che "sbaglia i tempi" di continuo, può comportare (all'"Agathe è incinta" il riso è gettato nella sala). Raptus sessuali come palliativo e fuga. "Sono confuso". Senza più nulla Thomas, manco una spalla piangereccia.
Anche nella stagione del criticismo dilagante, Elena ed io entrambi inclini verso il "buon film", sui balli dell'amore, tenuti ritmati dal sesso coinvolgente, infine scemanti coi suonatori che se ne vanno.
(depa)
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