Cuore Freddo Metallo

Nello "Studio Negri", con sfavillante e cupa proiezione, recupero uno degli Rainer Werner Fassbinder mancanti. "Lili Marleen", del 1981, divide la critica, trovandomi nel mezzo, stupido tra acredini e lusinghe. Il cinema dell'autore complesso, però, è questo: magnificadente sulle fredde passioni che rianimano i viventi morti.
Nel suo costruttivo libro sul controverso regista chiave della "New Wave" tedesca, Ferrario D. sprona a giudicarlo "balordo". Per un postulante novizio, è tra i meno "balordi" di Fassbinder. Il risultato finale mi ha emozionato più di altri suoi film. Proprio percependo la "piattezza della protagonista", che poi così orizzontale non è (amore senza remore e azione impavida), è possibile vibrare con lei.
Zurigo 1938. "Sette anni prima della fine della guerra" (punti di vista importanti). Hanna Schygulla e Giancarlo Giannini, Willie e Robert tra "emigrati, ebrei, intellettuali", tutti malvisti dai bulli di Berlino. Sequenze di specchi riflessi. Lui la ama e vuole "sapere da che parte sta" (dalla sua, per tutta la vita). "La canzone della sentinella" spopola. Ma non "è solo una canzone", di una "pessima musicista, voce sopravvalutata". Schygulla e la sua, di voce. Aveva annusato bene Goebbels ("odora di morte"). Fugaci intensi contrappunti tra le note soavi e le morti truci. Quanto antimilitarista?
Nel filone dei melodrammi di RWF. L'intreccio scorre senza faticare. Duetti Fassbinder-Schygulla che mi hanno messo i brividi. Emozionarsi dinanzi ad una Schygulla senza emozioni, si può. Algida tranne che con Robert. Spaesata perché non poteva essere faro nella notte. Ma il gesto l'ha compiuto, rendendo il dramma eroico e popolare, come il buon film hollywoodiano cui il regista s'ispirava (Sirk). La carica erotica di tutta la pellicola sterilizzata dal freddo metallico bellico.
Il patinato è sporco.
Gli strass con le svastiche, le acconciature col sudore, le feste con la morte.
Amore infinito per R.W.F. 
(depa)

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