Repressione Capitale

L'Assurdo Cineteca Angelo Ballostro prosegue irrevedibile la sua rassegna in piazza, "Palestinese". Dopotutto, quella terra martoriata dalle sperimentazioni del Capitale, non fa altro che sublimare (in merda), le feroci dinamiche delle nostre evolute società. La galera è galera, la repressione è tale, in ogni angolo del mondo: "3000 notti" (2015), della palestinese Mai Masri. Ma prima, il corto "Selfie zein", della conterranea Amir Diab. Nelle mani di due registe, due storie di crescita e rivalsa nel centro dello sterminio.
Il cortometraggio di Amir Diab sintetizza lungo un video di dieci minuti, da smartfon, paradossi e ipocrisie, inaccettabili invivibili strumenti d'oppressione del più forte sul più debole.
"Sono 700.000 i palestinesi finiti nelle carceri israeliane dal 1948 ad oggi. 6.000 tra uomini, donne e minori, attualmente detenuti. 3000 Notti è la storia di una di loro". Racconto di madre, ancora in lotta, racconto di guerra, racconto di repressione, transnazionale (se c'è una proprietà da salvare). Mentre nei campi palestinesi si effettuava il massacro (Sabra e Shatila), nelle carceri i secondini svolgevano il loro ruolo. Aggrovigliando tutti i nodi possibili per distruggere l'individualità di una prigioniera che diverrà, prima ancora che madre, donna. Solidarietà tra gli oppressi, scambiarsi uno sguardo che valica le frontiere e puntare il nemico comune.
Non è il "mio" cinema, forzatamente didascalico, con stereotipi evitabili (secondina e biondona su tutte), vista la feccia realissima e credibilissima. Ma, qui conta il contenuto: Loach lo osanna, smascherando istituzioni in imbarazzo (vietata dal sindaco d'Argenteuil, Paris), la "Ballostro" la propone, occupando suolo pubblico, ché non vede distanze tra le autorità di ogni Stato.
Terzo appuntamento questa sera, in barba ad un calcio non più nostro.
(depa)

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