Monicelli "new style" ci va ancora giù pesante

Dopo che ieri sera ho visto questo film, mi è chiarissimo che al maestro Mario Monicelli, uomo di inizio secolo, la società degli anni novanta non convinceva proprio. Ben sette anni prima del recentemente visto e recensito "Panni sporchi", anch'esso un film di denuncia nei confronti di una società (e un sistema) "malata", nel 1992 uscì nelle sale "Parenti serpenti", pellicola attraverso la quale il regista di Viareggio indagò (senza mezze misure) le problematiche famigliari di quei tempi, alle volte origine dei problemi della società tutta, altre volte specchio di essi.

Quindi ottimo suggerimento di Depa che nel commento di "Panni sporchi" ha consigliato la visione di questa pellicola, risultata parente stretta del sopracitato e perfetta di conseguenza, dopo aver visto anche "Cari fottutissimi amici", per arrivare ad avere una buona conoscenza del Monicelli più recente.
La storia è ambientata nel periodo delle festività natalizie a Sulmona (AQ), a casa degli anziani coniugi Saverio, appuntato dei carabinieri in pensione, e Trieste, dove si riunisce la famiglia composta da quattro nuclei: la figlia Lina col marito Michele e il figlioletto di una decina d'anni Mauro, l'altra figlia Milena col marito Filippo, il figlio Alessandro con la moglie Gina e la figlia tredicenne Monica e il quarto figlio Alfredo.
Prima di tutto mi sono sentito ricatapultato in quegli anni, quando avevo più o meno l'età di Monica, si vestiva ancora in stile anni ottanta, la televisione era ancora un oggetto sempre in primo piano nelle case anche perchè computer, telefonini e lettore dvd non erano ancora comparsi nelle tasche e nelle case della gente e Walter Zenga difendeva la porta della nazionale italiana.
Il ritmo della commedia, ancora una volta, è perfetto per la sceneggiatura: essendo ambientata in periodo di feste, non può e non deve essere forsennato. Il clima che si respira è quello classico in una famiglia medio-borghese e di umili origini che si riunisce per Natale e Capodanno: apparentemente rilassante, affettuoso e accogliente, finchè scoppia la classica "bomba" che da brio alla pellicola, sconvolge gli schemi, svela tutti gli altarini, abbate ogni ipocrisia e mostra tutto il "marcio" e la disumanità a cui possono arrivare degli individui, attraverso affermazioni che spesso risultano allucinanti per i contenuti, ma addirittura sconvolgenti per il modo in cui vengono esposte dai protagonisti e, se arrivano così, bisogna sicuramente riconoscere il merito degli attori, questa volta non di primissimo ordine, ma perfetti nell'interpretazione dei vari personaggi, probabilmente, come sempre, anche perchè istruiti a dovere dal Maestro.
La regia di Monicelli come sempre è impeccabile, mentre la colonna sonora non è rilevante, ma la canzone che passa durante i titoli di coda ("Vivere" di Cesare A. Bixio e cantata da Enzo Jannacci) è, secondo me, molto significativa, dopo un finale "esplosivo" (ancora?), drammatico, ma mostrato con "innocenza", attraverso le parole del piccolo Mauro, che ci racconta questa storia dall'inizio alla fine, leggendo il suo tema assegnato dalla maestra, dal titolo "Le tue vacanze di Natale".
Concludendo, giudico questo film positivamente e ne consiglio la visione. Monicelli negli anni '90 forse non aveva più tanta voglia di ridere, ma in compenso era lucidissimo nell'analisi delle vicende umane e ancora deciso a denunciarne le "deviazioni" e i suoi film risultano sempre piacevolissimi da guardare e, perchè no, riguardare.
(Ste Bubu)

2 commenti:

  1. Nel vedere gli attori e, più che una fotografia, un colorito tutto italiano, verrebbe da cambiare canale (...), ma è un Monicelli; e noi lo amiamo, lo prendiamo in blocco, anche perché sappiamo, oramai, quale graffio muovesse la sua m.d.p.. C'era da aspettarselo, un finale così. Il Maestro non ha mezze misure. E dopo avermi, quasi quasi, spinto ad amare quest'"Itaglia" buridda di caratteri e dialetti ("quei due ridendo e scherzando si son fatti due guerre! So' temprati."), mi sono ritrovato a sorridere e ringraziare l'indimenticabile regista per non aver mai lesinato schiaffoni e bordate. Non so se arriverà la rivoluzione ma, intanto, incamminiamoci...

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  2. Quando le convenzioni celan i veri (ri)sentimenti... Film che mi ha colpito come la prima volta, anzi, anche di piu'...
    Incamminiamoci...

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