Sempre qualche settimana fa, in nome di quel "Free Cinema" che ci esaltò con il fragore del "servo di Losey", io ed Elena ci siamo recati in pellegrinaggio allo Spazio Oberdan per omaggiare un altro celebre esponente della nuova corrente che, negli anni '50 e '60, squarciò le pellicole d'Oltremanica. Peccato che "Billy il bugiardo", di John Schlesinger, pur essendo girato nello stesso anno di quel filmone di cui sopra (1963), a tratti pare avere molti meno anni, un ragazzino immaturo...in altri pare quasi un vecchio raggrinzito.
Sarà stata la stanchezza, accumulata in quel giovedì 20 Dicembre, ma devo ammettere che, nonostante la voglia di lasciarmi cadere tra le braccia del nuovo cinema inglese, ho soltanto rischiato di ritrovarmi tra quelle di Morfeo. Capiamoci, simpatico eh questo film in cui il protagonista sogna costantemente ad occhi aperti e in cui il regista londinese ne approfitta per divertirsi in ricostruzioni sceniche che permettano a Billy di spaziare con la mente e dimenticarsi che la vita è in bianco e nero.
Però, se il dito puntato contro i difetti della società (ipocrisia bigotta, carrierismo imperante...), risulta meno affusolato e tagliente, bensì più bitorzoluto e grossolano di quello utilizzato dal contemporaneo film di Losey, inoltre le fantasiose gag mostrate dal terzo lungometraggio di Schlesinger mostrano un volto quasi infantile.
Forse sto esagerando. Forse ERA giusto così ("forse ma forse ma sì..."). Non riesco a non eliminare la delusione incamerata alla fine della visione del film, ciò nonostante l'intento dirompente è evidente.
Guardatelo e poi tornate a dirmi che ne pensate, magari avrei dovuto soltanto sognare di più...(?)
(depa)
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