"Panni sporchi" del 1999 è un film che ho deciso di guardare per più motivi. Intanto è l'ultimo (corti e documentari esclusi) del maestro Mario Monicelli (ops…il penultimo…oramai…), in più fu dichiarato di "Interesse Culturale Nazionale" dal Dipartimento dello Spettacolo della Presidenza del Consiglio dei Ministri e infine, dopo il saluto di Depa con un “commento” alla recensione del geniale “Storia d’amore e d’anarchia”, volevo rendere anch’io omaggio alla memoria della recentemente scomparsa Mariangela Melato, protagonista, insieme a Michele Placido e tanti altri noti attori, di questa interessante e frizzante commedia.
Monicelli diede un ultimo giudizio su quello che a suo (ben) vedere erano i problemi e le "deviazioni" che avrebbe dovuto affrontare la società del nuovo millennio. La famiglia marchigiana dei Razzi ha un'impresa produttrice di caramelle digestive a base di cicoria. A capo della ditta c'è Furio (Michele Placido), il marito di Cinzia Razzi (Mariangela Melato), ma il suocero Amedeo, vorrebbe sostituirlo con il nipote Camillo e, dopo la morte di Amedeo, parte la caccia al posto di comando dell'azienda...La famiglia è numerosa e quindi i personaggi che entrano ed escono dalla commedia anche e ognuno di loro ha la sua caratteristica principale ben delineata: c’è chi è concreto e venale, chi è più sognatore, chi vorrebbe essere uno “psiconano” (siamo in periodo di elezioni quindi niente nomi…) e quant’altro, e tutto e tutti sempre in nome del “vil denaro”. Tutti tranne uno...In questa sceneggiatura gli avvenimenti sono tanti e in rapida successione. La pellicola ha un ritmo vertiginoso, quasi teatrale, questo grazie ad una sapiente regia e agli interpreti che sono i volti più noti degli ultimi vent’anni (e non solo) della commedia italiana (oltre ai già citati Melato e Placido: Gigi Proietti, Alessandro Haber, Ornella Muti, e altri…), ritmo che è fondamentale per mostrare allo spettatore come con l’obbiettivo primario e unico dei soldi e dimenticati i valori che veramente portano alla felicità un individuo, la vita non può che essere nevrotica e folle fino all'esasperazione che può sfociare alle volte addirittura in tragedia. Panni sporchi se ne vedono tanti in questa pellicola e Monicelli ha deciso (ancora una volta) di lavarli sul grande schermo, regalandoci questa penultima pennellata dalla sua tavolozza, con un finale che è semplicemente “esplosivo” e attraverso il quale il regista viareggino ha messo un chiaro punto esclamativo sul suo punto di vista, assolutamente condiviso dal sottoscritto.
Monicelli diede un ultimo giudizio su quello che a suo (ben) vedere erano i problemi e le "deviazioni" che avrebbe dovuto affrontare la società del nuovo millennio. La famiglia marchigiana dei Razzi ha un'impresa produttrice di caramelle digestive a base di cicoria. A capo della ditta c'è Furio (Michele Placido), il marito di Cinzia Razzi (Mariangela Melato), ma il suocero Amedeo, vorrebbe sostituirlo con il nipote Camillo e, dopo la morte di Amedeo, parte la caccia al posto di comando dell'azienda...La famiglia è numerosa e quindi i personaggi che entrano ed escono dalla commedia anche e ognuno di loro ha la sua caratteristica principale ben delineata: c’è chi è concreto e venale, chi è più sognatore, chi vorrebbe essere uno “psiconano” (siamo in periodo di elezioni quindi niente nomi…) e quant’altro, e tutto e tutti sempre in nome del “vil denaro”. Tutti tranne uno...In questa sceneggiatura gli avvenimenti sono tanti e in rapida successione. La pellicola ha un ritmo vertiginoso, quasi teatrale, questo grazie ad una sapiente regia e agli interpreti che sono i volti più noti degli ultimi vent’anni (e non solo) della commedia italiana (oltre ai già citati Melato e Placido: Gigi Proietti, Alessandro Haber, Ornella Muti, e altri…), ritmo che è fondamentale per mostrare allo spettatore come con l’obbiettivo primario e unico dei soldi e dimenticati i valori che veramente portano alla felicità un individuo, la vita non può che essere nevrotica e folle fino all'esasperazione che può sfociare alle volte addirittura in tragedia. Panni sporchi se ne vedono tanti in questa pellicola e Monicelli ha deciso (ancora una volta) di lavarli sul grande schermo, regalandoci questa penultima pennellata dalla sua tavolozza, con un finale che è semplicemente “esplosivo” e attraverso il quale il regista viareggino ha messo un chiaro punto esclamativo sul suo punto di vista, assolutamente condiviso dal sottoscritto.
(Ste Bubu)
Non male davvero. Scrivi bene quando parli di ritmo elevato; in effetti, non c'è un momento di rilassamento.
RispondiEliminaCommedia ben fatta, col solito adorabile dolce-amaro alla Monicelli; Haber, perfettamente a suo agio nella parte dello schizonfrenico, fa venire più di sorriso ("Dai bello su, andiamo!" al taxista); mentre la Melato, più "nella norma", riporta ai casini e alle gioie reali di tutti i giorni ("Ma è una notizia fantastica, grazie signore", la reazione alla destinazione della figlia).
La trovo più solida di "Cari fottutissimi amici", senza troppo togliere all'allegra brigata capitanata da Villaggio.
Ora tutti a vedere "Parenti serpenti", probabilmente la più celebre tra le opere anni '90 del regista di Viareggio.
Come sempre, grazie Maestro...BOOOOM!