Finire così, come un soffio

Anche stasera, Io ed Elena alla disperata ricerca di una sala; la nostra Uander, di solito accogliente e servizievole, non ha retto l'ondata di Lucifero e ci ha chiesto di lasciarla in pace; allora tutti all'Anteo a star freschi per due ore/euro, a recuperare un titolo cinese che è stato un bene non perdere: "A simple life" è un film del 2011, della regista Ann Hui.
La regista, cinese di nascita (1947), hongkonghese d'adozione, è ritenuta una delle esponenti della new wave di Hong Kong (tra gli altri Wong K.) e, prima di questo, ha già collezionato una ventina di film. Di certo Ann Hui non ha la fama dei grandi registi internazionali, ma consiglio di approfondire, perché in questo film la sua attenzione a non scivolare, a non colare dalla pellicola, a sfiorare i corpi e le loro espressioni senza accanirsi sullo spettatore con facili cazzotti nello stomaco o appiccicose secchiate di lacrime, denota una sensibilità cinematografica che può essere presa ad esempio. All'inizio pare che sia scarso coraggio, quello che tiene la m.d.p. sempre un po' in disparte, come intimidita all'idea di disturbare; insipida regìa; poi ci si accorge che sono proprio quel tocco, quel velo che innalzano il lavoro sotterraneo della regista.
Sullo schermo ci sono gli ultimi respiri di vita, in particolare (ovviamente) quello della dolce protagonista (Deannie Yip, coetanea della regista, pluripremiata per questo film, è anche cantante), dallo sguardo furbetto e malinconico, ironico e solenne, una ruga per ogni esperienza passata, nel bene e nel male. Ma questi ultimi atti sono raccontati con tenera e lucida sensibilità. Come l'affetto offerto dal protagonista (la star tuttofare Andy Lau), capace di incanalare il sentimento del film nelle espressioni necessarie.
E finalmente, un film che se ne va così, senza pesanti parole intrise di ricordi e di malinconia, senza flashback al sapor di sogno cosparsi di paludoso sentimentalismo (Tornatore); bensì un vago e nitido ricordo, una luce che si accende(va), una presenza che si nasconde(va).
Niente da dire: asciutto, dolce, profondo e vero.
(depa)

3 commenti:

  1. Rivisto sabato pomeriggio, ne ribasdisco la forza.
    La protagonista si è prodigata in una prestazione MAIUSCOLA.
    I suoi sguardi sul nuovo mondo a cui si è affacciata, le sue braccia che dondolano alla ricerca di un effluvio di speranza, il suo sorriso nel compatire i "capricci" del vecchio compagno di clinica, gli ultimi terrificanti spasimi...
    Emozionante, davvero.

    RispondiElimina
  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  3. Emozionante davvero...
    D'accordo sulla lode alla regista per non essere caduta nella tentazione di proporre immagini forti, e quindi di facile impatto, a favore di un clima di "positività" che accompagna lo spettatore fino alla fine della vita di questa semplice e amabile donna, come, d'altronde, il suo sincero e contagioso sorriso.

    RispondiElimina