E iniziamo: a costo di farci del male. Il 'Rofum si ripasserà anche quelli già visti in passato. Perché, come sua abitudine, vuole capire. Da dove venga fuori tutta questa fama, quale sia l'origine di cotanto rincoglionimento. Altro "film" del regista canadese David Cronenberg che, nel 1991, dopo ben 7 anni di duro lavoro, sfoderò una belinata colossale, ispirato ad un romanzo di W.S. Burroughs che a 'sto punto ci leggeremo: "Il pasto nudo".
Poche righe (e vuote) per questo film senza ragione, né cinematografica, né letteraria, né, cosa più grave, (perché dopotutto qualcosa si poteva pur fare), artistica. Tranci di pellicola noiosa (ci si addormenta davvero) e costruita ad hoc per segaioli appassionati di mostrini di cui parlare su blog come questo, pronti a giurare sulla valenza artistica di una macchina da scrivere che inizia a muoversi, su insetti che parlano e su alieni più o meno originali; caratteri su caretteri, a digitare che, invece, un senso c'è eccome!...Uhm sì certo. Non c'è un'inquadratura che valga le due ore di sofferenza sul divano o, peggio, in sala (in quest'ultimo caso dovrete anche sopportare l'ormai proverbiale "Pubblico di Cronenberg": gente che ride e scalpita in occasioni in cui humor e originalità sono distanti quanto Plutone).
"Allora, se non hai capito tu, non vuol dire che...", "Guarda che Cronenberg è un genio...", "Non è un film per tutti, difficile, il regista mescola le carte: CAPOLAVORO", e via così. Seh, vabbè, ciao.
Meno male che c'è chi non capisce 'sta rumenta.
Avanti un altro.
(depa)
Hai voglia a dire che l'autore del romanzo era un alcolizzato, Compagno di sbronze della beat generation vagabonda On the road.
RispondiEliminaSe il senso di sfacelo allucinato è quello che fa scoppiare di risa la sala...bell'affare!!