Psycho, odioso, allucinante Altman

Sì, Robert Altman ha girato anche un film così. Nel 1977 il grande regista americano realizzò "Tre donne", una pellicola intringante, insopportabile, folle. Un gioco di due ore che disorienta lo spettatore, mai in grado di definire ciò che gli sta scorrendo davanti...
In questo esperimento altmaniano la fa da padrone, ed è tutto merito della sapiente regia, un senso di inquietudine, di imbarazzo, persino di fastidio. Le musiche, all'inizio del film si caricano sulle spalle tutto il ritmo della pellicola, aiutate dai due volti, oggettivamente odiosi, delle due uniche protagoniste: Sissy Spacek (la stessa inebetita dell'esordiente "La rabbia giovane") e Shelley Duvall (la sempre presente del regista del Missouri; nonché, ovvio, l'orribile moglie che avrebbe fatto impazzire chiunque, non solo Jack Nicholson "luccicante": una sorta di Pina fantozziana d'oltreoceano), ognuna per motivi diversi, istigano rabbia solo a guardarle, ma ci si impegnano anche. Svampite, cretine proprio, e ciò che è peggio...convinte. Certo, è una falsa sicurezza la loro, sottende il baratro, chiaramente. Ma Altman non credo abbia posto l'accento su quest'aspetto. In "Tre donne" l'occhio del regista pare rivolto verso questa parte dello schermo, al di qua del telo bianco. Provoca, finge, fa una mossa, oehp!, niente, cambia direzione. E allora il pubblico si guarda attorno, per accorgersi che, forse, da vicino nessuno è normale.
Noi così sicuri di correre su binari ben dritti, distanziati da traversine più che solide, di legno eterno. Però l'albero del "garantito a vita" non esiste e allora attenzione: e se, anche quando salutassimo noi, belli fieri e sgargianti, ci rispondessero con dei nervosi colpetti di tosse?
Da guardare perché è un film folle, come noi.
(depa)

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