Quando il puzzo ti sale alla gola e ti viene il voltastomaco

Ieri sera, sala Uander, io, Elena e Il Cinema. Cinema Columbia Pictures, cinema 1976, cinema Martin Scorsese, cinema Robert De Niro: "Taxi driver", una di quelle opere a cui puoi riaccostarti infinte volte, cogliendone, ogni volta di più, la potenza espressiva, la valenza artistica. Meraviglioso.
E allora no! Provate! Provate a rivederlo un'altra volta: titoli di testa che sono un'opera nell'opera e non ci si crede che il regista newyorkese fosse consapevole di ciò che stava per girare (ovviamente è una fantasia, può averli pennellati dopo, ma mi stuzzica l'idea)! Le luci dei neon riflesse sull'asfalto o quelle che si accontentano di rimbalzare su ciò in cui inciampano o di sfumare qua e là svogliatamente, la ripresa del taxi, i passaggi sul finestrino, sullo specchietto, dissolvenza e...non c'è più tempo per sognare, l'angoscia è lì, guardiamola in faccia. Martin Scorsese, anche lui, è un pittore della Settima. Solo una particolare sensibilità può immortalare la passeggiata di "Trevis" De Niro, circondata da centinaia di passanti, rendendola solitaria, su distese di pianeti irraggiungibili. Solo una qualità superiore può vedere nell'asfalto di un avenue newyorkese una via di fuga per l'occhio di chi non ne può più. "Quando il puzzo ti sale alla gola e ti viene il voltastomaco" la soluzione non è chiara, rimane avvolta in un "c'è bisogno...che io faccia qualcosa".
Questo magnifico film narra di uno dei tanti perseguitati dalla solitudine, di coloro che "l'8 giugno sentono aria di svolta", e lo fa scovando il protagonista in ogni suo anfratto esistenziale, foss'anche oltre il grilletto della sua nuova pistola (una delle tante, tutte, stupende inquadrature).
Trevis Bickle è un pazzo scatenato, certo, è uno di quei rari casi di persone che confondono il codice postale col numero di telefono (!), ma lo spettatore vacilla, capisce con un fremito che sullo schermo è impresso, nitido ed agghiacciante, il substrato culturale indotto da una società che, se anche permettesse la nascita di un fiore, si occuperebbe subito di farlo appassire (lo stesso Scorsese parla di personaggio dostoesvkijano, io aggiungerei celiniano).
Non è una storia d'amore, anzi, forse ne narra l'assenza, la figura femminile è una parentesi sostituibile dal altre linee curve; è un thriller psicologico (Hitchcock partecipa indirettamente: le musiche, più che in-calzanti, sono di Bernard Herrman, "Psyco" & altri, morto l'anno precedente l'uscita nelle sale, a lui è dedicato il film) e drammatico sulle orme di un dolce, comune, strano psicopatico (che sembra "madama" ma si sente uno qualunque) che, tuttavia, si concede riposanti momenti di lucidità per poi capire che, là fuori, è anche peggio (Palantine & Simili rappresentano tutto ciò che di male gli...ci è capitato).
Sequenza finale magistrale, riesce a mantenere le note suonate durante tutta la pellicola, altra perla che segue tutte le altre, "Taxi Driver" collana preziosa: l'uccisione, così poco hollywoodiana, del ruffiano "Sport" Keitel, Trevis che si siede sulle scale ed entra...la mano che salta, anche la m.d.p. sembra avanzi a scatti, allibita, Trevis che non s'accanisce con chi cerca di aggrapparsi a lui, compie una folle finta spavalda e prosegue la sua vendetta contro tutto, fuori di sé.
Scorsese diresse già, egregiamente, De Niro (e Keitel) in "Mean Streets" ma, se in quel primo incontro, i due si scambiarono un bacio, seppur appassionato, in questo i due artisti faranno l'amore.
Ringrazio Elena per uno spunto: "forse quando esce a parlare col collega, non è...", ecco, quello, tra taxi e bar, è uno dei momenti più intensi di questo film: testimonianza di ciò che può accadere quando gli occhi di De Niro incontrano la cinepresa di Scorsese. E ringrazio Brian De Palma che passò l'importante sceneggiatura di P. Schrader al regista del Queens, capendo che un film così doveva girarlo lui.
Cercate di mettervi nei miei panni: impossibile restituirvi le emozioni provate durante la visione di quest'unica stupenda ripresa, lunga due ore: "Taxi driver".
(depa)

1 commento:

  1. E invece le emozioni ce le hai restituite, con parole, appunto, chiaramente emozionate e sfumature colte alla grande.
    Rivisto una seconda volta, non dallo schermo di un pc e con una cultura cinematografica più ricca di un anno sulle spalle, ho finalmente apprezzato in toto questa pellicola a cui trovare qualche difetto mi riesce impossibile.
    Hai già sottolineato tutto te, Depa: inquadrature, musica, trama, regia, scenografie, recitazione (come sempre Dio benedica la scuola di doppiaggio italiana e il buonanima di Amendola), ecc...
    Una sfilza di premi e nominetion ricevuti l'anno seguente alla sua uscita nelle sale cinematografiche gli rendono pienamente giustizia.
    IMPERDIBILE!

    Ste Bubu

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