Avrò svegliato il can che se la stava pisolando alla grande...ma, urka!, questo film di Cronenberg del 1988 è puro malessere che sale. E che Jeremy Irons! Devo qualche scusa al David canadese che, con "Inseparabili", realizzò un crescendo d'angoscia che resta davvero sullo stomaco.
Allora, provo a raccontare ciò che mi è capitato allo Spazio Oberdan, giovedì scorso.
Deciso a portare avanti la mia indagine sull'opera di David Cronenberg, dopo averlo già ferito (mancato?) di tastiera più volte, mi siedo col sorriso, per non partire con la sentenza già preconfezionata.
Il film inizia e la trama scorre lineare, con il ritmo frizzante delle commedie anni 80 americane: situazione stramba e un po' di rosa qui e là. Jeremy Irons inizia a mostrarsi al pubblico nella sua veste doppia, ma nella prima parte pare fare solo le 8 ore, così come la regia.
Nel "secondo tempo", però, le linee della pellicola, da dritte che erano, subiscono uno scossone e tutto si fa meno geometrico, più obliquo (i palazzi, le finestre, gli stipiti delle porte...). Il fratello saggio non ha più punti di riferimento, lo spettatore anche. In superficie, è solo per caso (chi risponde alla telefonata) che il piano inclinato dà il via alla tragedia. Ma a ben vedere la vita dei due ginecologi non poteva stare in piedi, quell'unione oltre misura, quantomeno, privava onguno di un lato proprio.
In ogni caso, Cronenberg dispone tutto perché ogni cosa comunichi sbandamento e angoscia e Jeremie Irons è un mostro di bravura, ora lo spettatore ne è cosciente, per la capacità di aver creato due personalità ben delinate utilizzando, sempre e solo, il proprio volto. Pare impossibile che le "due interpretazioni" non siano state girate a distanza di mesi l'una dall'altra. Sotto questo aspetto, mi sento di scrivere che i trucchi del regista passano in secondo piano; mi spiego, gli artifizi cinematografici come lo split-screen "invisibile" o il classico campo-controcampo nei dialoghi, paiono superflui difronte allo spessore della recitazione del protagonista, tecnicismi necessari ma non indispensabili.
Dopo un doveroso applauso tributato ad un attore capace di tal prova, ci volgiamo, però, a stringere la mano ad un autore che, in questo film, l'acqua l'ha fatta bollire senza che evaporasse.
Provate a vederlo e poi a mangiare salamella-peperoni, hihi; se ce la fate ve lo offro.
All'uscita dalla sala conati rischiosi, un senso di oppressione sul petto, ci si guarda attorno, non si ha voglia di rispondere al cellulare.
(depa)
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