"E' la storia di una società che precipita..."

L' anno è il 1995 e in quel periodo un ragazzo delle periferie parigine perse la vita per mano della polizia. Da questo fatto di cronaca prende spunto "L'odio", film in bianco e nero, vincitore del premio per la miglior regia al 48° festival di Cannes, attraverso il quale il giovane regista e sceneggiatore francese Mathieu Kassovitz ci regala uno sguardo umano e sincero sulla vita e i conflitti delle banlieue parigine.
Palazzoni fatiscenti, mancanza di infrastrutture, sovraffollamento; in questa situazione vivono migliaia di immigrati, disoccupati, operai, spacciatori, tossici, pensionati, ovvero uomini e donne.
La frustrazione e la rabbia per la realtà percettibile di essere considerati gli scarti della società, maltrattati, ghettizzati, un fastidio, diventa sete di vendetta e si trasforma in rivolta di massa fatta di violenza e odio quando un "p.s." (sbirro) ferisce gravemente con un colpo d' arma da fuoco Abdel, un ragazzo del ghetto fermato per un banale controllo dei documenti.
"Non siete che degli assassini! facile sparare, eh!? non abbiamo mica armi, noi! solo pietre!" urla rabbiosamente, durante la rivolta notturna a seguito del ferimento di Abdel, un signore di colore contro un cordone di sbirri, rimanendo a debita distanza. Partono le note della potente e determinata "Burnin and lootin" di Bob Marley che accompagna immagini (reali) di guerriglia urbana feroce, violenta e incontrollabile, mentre passano i titoli di testa.
La vita dei tre protagonisti Vinz (Vincent Cassel), Hubert (Hubert Coundé) e Said (Said Taghmaoui) è ispirata all' avventura, alla ribellione e al divertimento come quella di quasi tutti i ragazzi della loro età, ma le manifestazioni violente della notte hanno reso il ghetto una bomba ad orologeria pronta ad esplodere da un momento all'altro, e una banale giornata passata a "cazzeggiare" può diventare qualunque cosa.
I "p.s." sono i nemici più visibili, gli schiavi del sistema che hanno quasi ucciso un loro compagno e più pattugliano le strade per controllare che regni l'ordine dopo le rivolte della notte appena trascorsa, più si respira aria di rivolta in tutte le sue diverse, libere e istintive espressioni.
Da una finestra parte un "pezzaccio" di hip hop francese con un basso prepotente in perfetto stile transalpino che grida "fottiamo la polizia!" e la musica vola per tutto il quartiere dando a tutti un senso di forza e speranza, ma il fratello di Abdel ha recuperato un fucile, la voce si sparge e la tensione sale. Nel frattempo Vinz è nero di rabbia e si sente un eroe in missione con sotto la cinta una pistola di un "p.s." trovata durante la rivolta, Hubert capisce che qualcosa sta cambiando e non in meglio, e Said pensa solo a "cazzeggiare" e a recuperare un piccolo credito.
Una giornata può essere infinita se non si ha niente da fare e allora giù "bombe", giù passeggiate inutili per il quartiere, discorsi fatiscenti, ritrovi a base di salsicce alla griglia, marijuana, hip hop e break dance. Ma di colpo la musica si stoppa e nessuno si fila più il ballerino numero uno del ghetto perché fuori dal luogo del ritrovo scoppia una rissa e tutti corrono a vedere che succede, ignorando il fatto che lui stia continuando a roteare sulla testa con uno stile fenomenale. Ma la tensione è palpabile, ed infatti fuori sta succedendo qualcosa di grosso.
Parigi. C'è un incontro di box gratuito e allora si va. Con Vinz, Hubert e Said incontriamo dei personaggi strani, stravaganti e in un certo senso alcuni anche divertenti che, analizzandoli bene, rappresentano tutti un'idea di vita e, insieme agli eventi che si susseguono, un significato all'interno della giornata dei tre ragazzi. L'accoglienza parigina è apparentemente educata e incredibilmente socievole, ma è solo un'illusione. Intorno a loro e dentro di loro l'odio cresce e la tensione sale, finché a fine nottata un ennesimo casuale e violento incontro stempera tutto e dopo una lunga giornata di 20 ore vissuta a pieno, sembra tornata la pace nell' animo di questi tre "disperati".
Sembra andare tutto bene, ma "...il problema non è la caduta, ma l'atterraggio".
Un film imperdibile, emozionante, estremamente coinvolgente, gustoso, da guardare e riguardare, da approfondire e attraverso il quale è giusto che ognuno tragga i propri spunti personali di riflessione e analisi su questa società marcia di fine millennio.
(Ste Bubu)

3 commenti:

  1. Il "malessere delle periferie" si contrappone con forza alle "pecore imbecillite dal sistema", "quelle che si lasciano trasportare dal sistema...quelli che vanno in sciopero quando gli si ferma l'ascensore"....in 4 parole "IL PEGGIO DEL PEGGIO".
    Film decisamente emozionante con un finale, oserei dire, da brivido...
    Rappresenta la riprova cinematografica di un sistema malato, che continua imperterrito a sbagliare ed a ripetere a se stesso:"fino a qui tutto bene".
    A mio avviso, però, dovrebbero essere colti altri due particolari molto interessanti:
    1) il monologo nei bagni di Parigi del signore che pone l'attenzione sull'importanza di avere delle priorità nella vita...la vergogna (tipico sentimento cristiano) si contrappone alla sopravvivenza...morire di freddo o "cagare" insieme agli altri?
    2) la mucca!!!! Ovviamente la visione della mucca va interpretata...ma cosa rappresenta simbolicamente? La mucca rappresenta l'abbondanza della terra, nonché la fertilità, ma a livello umano rappresenta anche la ricchezza delle risorse, sia in termini di beni materiali sia come capacità di agire ed attuare i propri progetti. Ecco, a mio parere rappresenta la possibilità, seppur minima, di poter credere in qualcosa e perseguire i propri obiettivi nonostante il marciume che la circonda...una visione decisamente positiva.
    In finale, comunque, un gran bel film!
    P.S.: Ste Bubu ma come sostieni? ;-)
    (Federica - Lugnano)

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  2. I due particolari che hai voluto sottolineare sono molto interessanti.
    Sinceramente non condivido la tua interpretazione sulla "scena del bagno" perchè penso che, molto più semplicemente, dopo aver sentito tutti quei "discorsoni" fatti dai tre protagonisti, quel simpatico vecchietto voglia far capire loro che la vita bisogna godersela sapendo apprezzare quello che si ha, pensando che c'è sempre qualcuno che è (o è stato) peggio, e senza andarsi a cercare troppe complicazioni perchè, alla fine dei conti, si può anche morire per una cagata!?!
    Sono d'accordo invece sull' interpretazione che dai della visione della mucca che ha Vinz infatti, mentre Hubert manifesta più che altro preoccupazione per come potrebbe evolversi la situazione all'interno del ghetto dopo il ferimento di Abdel e le seguenti sommosse, e Said fondamentalmente se ne frega perchè, come dice lui, non ci trova nulla di grandioso nel farsi spaccare la testa da uno sbirro e non corre più veloce delle pallottole, Vinz è quello che crede di più nel fatto che attraverso la "ribellione" gli abitanti del ghetto possano finalmente ottenere rispetto e libertà, e infatti la vacca la vede solo lui.
    Bella Fede!Grazie per il prezioso contributo e spero che ne darai tanti altri...
    P.S.: le tue tisichelle sono buone anche a Genova! ;)

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  3. La recensione e i vostri commenti sono all'altezza di quest'ottima pellicola che, rivista dopo quasi 20 anni non perde per nulla in fascino, anzi.
    Colonna sonora mai buttata lì per caso, contorno insipido e doveroso, ma che interviene indirizzando e suggerendo, consapevole.
    Regia e fotografia uguali: si assiste a stupendi quadri isolati ma dinamici, i protagonisti vagano nei vari anfratti di cemento ritagliati qui e là, delimitati da palazzoni alti e prepotenti, tra piastrelle bianchissime e liscissime ove nessun sentimento può far presa.
    "La Haine" è una tragedia senza speranza, un ritratto realistico asciutto, anti-convenzionale e anti-costituzionale (la Tour Eiffel incarna sia il cinema classico, sia lo Stato).
    Sul piano dei contenuti avete praticamente detto tutto voi. Sul piano stilistico ribadisco il valore di quest'opera, in cui svetta la prova di Vincent Cassel, autentico "coatto parisienne", credibile fin nelle minime espressioni e movenze (difficile trovare un'altra sua prestazione a questi livelli).
    Grazie per l'occasione di rivederlo. Ciaps.

    ps: ora abbiamo la risposta: "Sosteniamo la Sampdoria! Lalalala! Bastardo è chi non lo faaa!"

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