Su ottima concessione
dell’amico “Foglio”, un altro Mikio Naruse proiettato in sala Nostra. Nel 1943 il
regista nipponico dal “ritmo lento” e dalla “sottile caratterizzazione
psicologica” realizzò una drammatica novella sul canto delle generazioni: “Canzone
della lanterna”.
“Sosteniamo l’onore della famiglia…” e del 25 dicembre ancora teatro popolare.
Compagnia tra spiriti dell’aldilà. Vecchie e nuove generazioni. Vanità e
orgogli (“arigatò”). Ritorna la provincia dei commedianti, il suo arrabattarsi.
Di fronte al maestro, in questa fiaba, ritrovo la stilizzazione dei “fluttuanti”.
Il canto del maestro è il fuoco del drago. Umiliazioni. Le rivincite dei
giovani possono uccidere. Ma peccare di ubris con un vegliardo
rispettato…Matsukaze! Il cantante e la concorrenza. Un’interpretazione canora
senza speranze, Kitahachi pare insostituibile. Ma no, “ci si aiuta a vicenda”. Fantasmi,
incubi, “rifare il passato”. Osode, la figlia bellissima, ora geisha a…Alle
cascate allora! Osode è diventata supersaian di danza e canto (niente Samisen…).
Storie di maestri giapponesi del teatro No e di massaggiatrici cieche dal Nord...Un
intreccio basilare, su obbedienza e disobbedienza, ti sorprende curioso. Grande
Naruse.
(depa)


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