Al "Sivori" un’altra rassegna curata da Luca Malavasi. “Anni Novanta. La sottile linea del
reale”, al secondo appuntamento ha proposto “The addiction” di Abel
Ferrara. Dal centro dei Novanta, 1995, “Vampiri a New York” pone il terrore letterario
a disposizione di un autore disgustato.
“Quasi introvabile, non un grande successo economico che l’ha reso un film
invisibile, sceneggiato con l’italoamericano, come lui, Nicholas St. John col
quale ebbe un fortunato sodalizio. Oggi, nella società
dell’iper-visualizzazione, la domanda è più che mai urgente: come reagiamo?
Come elaboriamo le immagini di morti, uccisioni e devastazione degli eserciti
in televisione? Nel film, i protagonisti si difendono con le parole. Senso di
colpa, espiazione, sacro, il deserto della speranza [cfr. lo Scorsese di quegli
anni], qui con l’aggiunta del vampirismo. Parrebbe una questione distopica, ma
appunto quanto è labile la linea tra rappresentazione e realtà…In smagliante
bianco e nero, poco utilizzato ai tempi...un cinema libero che disfece le
immagini, poi finito fuori controllo”. Carneficine della guerra. Una stufa può
risolvere. “Non un sistema perfetto, ma…”. Bisogna calarsi…La nostra
pagò così il suo inopportuno senso di giustizia. Anemia cronica. Assuefazione
alla violenza, dipendenza dai massacri. “La volontà di violenza” dilaga. I veri
succhiasangue sono nel film o alla Leonardo SPA. Pride. Niente preghiera,
niente rimorso. Kathy, Lili Taylor vampiro sta marcendo dentro. Forse sarebbe
il caso di “guardarli in faccia i nostri peccati”. Nietzsche e Sartre
tormentoni. Sguardi in camera, nel gioco delle responsabilità. Beckett,
Burroughs. Capire “la schifezza che è dentro di noi”. “La nostra droga è il
male”. “Ottundere la percezione”…Pare scritto e girato oggi. Abbuffata grande,
ce n’è per tutti!, gridano gli amministratori delegati.
Ottimo film, Ferrara s’è presentato come un autore creativo quanto incisivo. Grazie a Malavasi & C.
(depa


Nessun commento:
Posta un commento