Ottima partenza d’anno, con nuove proposte e vecchie mancanze. L’esordio alla regia di Michael Haneke, del 1989, era tra queste ultime. “Il settimo continente” è il non luogo dove sogneremmo di vivere, se fossimo ancora svegli.
Fantasie autentiche
Nelle sale l'ultimo del redivivo Robert Zemeckis. Ma torniamo a "Chi ha incastrato Roger Rabbit?"...
Soldati andati
“The hunted – La preda” è un’occasione come un’altra per introdurre il cicagoano William Friedkin (1935-2023) nel nostro “Cinerofum”. Il “regista del male”, scomparso lo scorso agosto, e che vanta Oscar per regia e carriera, in questo caso non innovò nulla, non svolgendo il suo compitino e copiando male dai banchi a fianco.
Credere che ma invece
Ma ieri sera, sarà stato il Barbera di Gavi, ci siamo
diretto verso l’VIII° arrondissement parigino, dove “La fornaia di
Monceau”, affascinante e sorridente, incarna la sbandata, la cotta, la scuffia, più o meno pianifica,
proprio dietro l’angolo. Nel 1962, tante idee pochi spiccioli, Éric Rohmer
iniziava con ironica letterarietà la sua indagine sociale. Via ai "Sei racconti morali": sono piccoli gli studentelli di città alle prese con la donna.
Imparare
Si avanza nel cinema americano, anche del “regista definitivo”.
Newyorkese, del Bronx, ha sentito l’odore della violenza. Nel remake “Cape
Fear – Il promontorio della paura”, del 1991 (risalita del regista),
Martin Scorsese posizionò la cinepresa nel punto d’urto sociale tra
giustizia e individuo. La tensione farà scintille, rosse di sangue. Un thriller
non solo psicologico…
Arte e amore
Tra i recenti DVD anche “Addio
mia concubina”, film che si pensa osé, invece si fa per Chen Kaige; che, nel
1993, era caldo dietro alla cinepresa. Quelli della BIM Distribuzione puntano,
comprensibilmente, sul nome di Gong Lee, invero non protagonista, che è il
teatro cinese. Affettato, sintetico, epico, insinuante, da “Palma d’Oro”, per raccontare
un’amicizia senz’apostrofo ai tempi di guerre e autorità.
Represión Amor
Dall’ultima infornata di DVD dalla teca di Marigrade,
alcuni titoli da cui si evince che si inizia a raschiare il barile. Buena
suerte, quando capitano pellicole interessanti. Come la “La vita è un
fischio”, del 1998, del cubano classe 1944 (!...) Fernando Pérez, qui
al 4° dei suoi 12 lungometraggi. Cuba braccata amava con coraggio per la
propria felicità.
Pronto, t'ammazzo
Come leggete, fioccano i defatiganti thriller televisivi. Un
modo come un altro per conoscere Bruce Beresford (1940), regista australiano capace di
Oscar e di “successi al botteghino bastonati dalla critica”. Anche se con
“Colpevole di innocenza” (t.o. “Double Jeopardy”), del 1999, l’esponente
della "New Wave" australiana può vantare un’ottima “performance femminile”,
lo stesso non può fare con la scrittura (intreccio e dialoghi): tagliato con
l’accetta.
Sotto a quei trucchi
Con l'inizio dell'anno si sono chiuse alcune filmografie cui il Cinerofum è affezionato. Tra le quali sta quella di Christopher Nolan, londinese ormai con esperienza trentennale dietro la macchina da presa. Mancava "The prestige", gioco fatale d'illusioni e trucchi, con le personalità che rimangono incatenate e ingabbiate dalle proprie passioni egotistiche. Impeccabile del genere.
Lotte coi brindisi
Cerchiamo di recuperare le recensioni perdute. Ma
vien voglia di partire da ieri, da quell’”Anteprima italiana al Nickelodeon”, sponsorizzata
nientepopò che da Marigrade. Con "Amerikatsi", del 2022, e la tagline, il regista, classe 1971, ormai più che americanikatsizzato, Michael A. Goorjian, si permette di suggerire al popolo armeno che “La libertà è uno stato mentale”. Come se le vittime dei genocidi, quello del Nagorno-Karabakh / Artsakh (a quando Syunik?), o
quello di Gaza, potessero combattere strizzando l’occhio al secondino. L’aria
è immobile a tutte le latitudini.
Piccole crescono
Durante le festività cavalcanti l'anno, è gioco forza 4 accogliere senza filtri i suggerimenti televisivi. Vuoi perché perché c'è scritto Oscar, o preferisci perché leggi Elizabeth Taylor (dodicenne!). Anche l'occasione per conoscere...ops rivedere!, Clarence Brown (1890-1987). Ancora l'"Oberdan" di Milano riempiva le mie serate, anno 2013, quando incontrai questo regista del Massachusetts, ricordato per le sue pennellate sul grand e schermo, in grado di esaltare il fascino di paesaggi e personaggi. "Gran Premio" (t.o. "National Velvet"), del 1944, lo testimonia.
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