Voglio Lamamma!

Quando nelle sale estive cala la calura, una pellicola dai luoghi esotici, Cambogia, Sud Corea e...Belgio (?) parrebbe l'unica freschezza. Peccato che "Ritorno a Seul", scritto e diretto da Davy Chou, parigino classe 1983 di origine cambogiana, fa di tutto per sembrare altro da sé. Proprio come la protagonista, troppo influencer per ricordare le tradizioni familiari.
Seconda prova sul "lungo" del regista, vorrebbe...ma non è. Ho atteso uno scoppio che sparasse questa pellicola nelle nuove maledette, inclinate verso la caduta. Ho teso l'orecchio verso note improvvise. Ma non ho sentito nulla (anche recentemente, abbiamo visto ben altre danze solitarie e rabbiose). Con buona ma vacua fotografia, artificiale e traslucida, la pellicola ammicca grazie al fascino della protagonista, senza aprirsi sull'abisso di una società marcia (altro che "calcolare il rischio"), bensì rattrappendo in quello che pare un vero e proprio bugiardino psicanalitico sulle adozioni a distanza. Scendendo le ripide scale del parrocchiale della "Consolazione" ("Nick" per gli amici), Elena commenta sconsolata "Buco nell'acqua", nel quale son cascato.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento