Tanti dei tanti

Toh
, il cinema americano. Quant'era che non lo vedevamo in sala? Quasi due anni, dall'allucinazione marinesca di Schrader (sett-2021). Lo rincontriamo in veste black, dove discriminazione e segregazione razziale (economica) sono altri strumenti della Società del Capitale. Merce umana sempre affamata, verrà spazzata via dalla gentrificazione che permette, a tutte le ultime città, di spremere ciò che resta, prima di morire in Santa Pace. La volitiva e accorata ricostruzione, autobiografica, della regista esordiente del Queens, con una asfissiante quanto reale vena vittimistica, perde però il tram di una critica aggiornata alla sonnolenza millenials. "A thousand and one".
Inés e Terry del ghetto. Harlem, attraverso gli occhi della protagonista lumpenproletariat, reietta dei proclami elettoralistici urbani. Decisamente magnetica Teyana Taylor, "superstar di fama mondiale" mai sentita, proprio del "quartiere". Discriminazione razziale e, quindi, economica. Segregazione e gentrificazione visti da chi c'è cresciuto. Ex ragazzi col "vuoto dentro e il cuore spezzato", senz'appigli futuri, tranne fugaci abbracci di ieri. 10-01 è una stanza per ricominciare. Ma il "dream USA" nella realtà perde acqua dal soffitto (senza apocalissi orientali). 1993.2001.2005. Gli anni di Jordan non delle Pantere. Aggrappate agli stilosi anni '70, generazioni incontravano il vuoto pneumatico sociale in cui, ancora oggi, (non) viviamo. Tesi intitolata: "le persone che hanno sofferto non sanno amarsi", senza didascalismi (dato il punto d'osservazione), ma con lacrimata finale e una costante "Carenza di Basso" registica.
Delusi all'uscita, col tempo ne apprezzo, non certo i dialoghi, la stanchezza e la carrellata di stereotipi, ma l'aria calda e malinconica, falsamente gioiosa, dell'R'n'B colorato che pervade la pellicola (e l'epoca).
(depa)

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