Sfere Astrali

E venne l'anno del Leone d'Oro a Luchino Visconti, per "Vaghe stelle dell'Orsa" (t.i. "Sandra"). Siamo al 1963. Il tappeto borghese intessuto con fina Ipocrisia nasconde allo sguardo, non ai restanti sensi, i grumi di dolori irrisolti, di ricordi fumosi, rimorsi blasfemi. Acerbi moti del cuore, la fine delle gioie si vede già.
Da Ginevra a Volterra (uscita Signa, FI), su note ormai tragiche. Stanze Barbablù, armadi inscheletrati, insofferenze petit-bourgeois. Ecco Gianni. Fratello, sì fratello, scapestrato e affascinante, di Sandra la capricciosa. "Passioni che ritornano (a palazzo) dal passato". Curiosare, intruder, "che non sei feliceee". Fare luce sulla morte di un ebreo. Su di "ambiente anormale". "Un romanzo, un lavoro di fantasia". Ma cosa c'è sotto? [Oh ma questo mena!]. Inattesa nota moraleggiante dal conte di Lonato Pozzolo, intimamente e artisticamente aperto ai sensi, qui intento a colmare l'infernale calderone con equivalenze semplicistiche. Claudia Cardinale stessa, più spiazzata del solito, in bilico tra fustigazione e compassione. Resta in tutto e per tutto un Visconti con tutto lo spessore psicologico, quindi drammatico, delle rappresentazioni più intense e conturbanti (lo spirito) messe in scena dall'aristocritico autore (scenografia, fotografia). Fatiche che durano una vita, ché l'insincerità stanca.
(depa)

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