Crimini d'affetti

Di Shinji Aoyama, Marigrade segnalò "Eureka", del 2000. La seconda pellicola che incontro è anch'essa raffinata e ambiziosa (non solo per le tre ore e mezza). Ancora su alienazione sociale, da cui sprizzano geyser di violenza mal diretta. Atmosfera sospesa convincente, carattere eccentrico, smarrito solo nel finale.
Sempre col contributo del regista alle musiche, si preannuncia solennemente quell'Enorme onda seppia, che spazzerà tutti. La purezza di un saluto di pizzo bianco, prima del truce massacro. Suggestivo attacco hitchcockiano, per una "Tragedia a mezzogiorno".
Un segreto che non emerge tra i suoni sinistri. Col tempo...le cose paiono aggiustarsi, ma...Ci si riprova, solidali e uniti. "Sawai-san...", pazientemente. Film singolare-plurale, su violenza e dolcezza. [stacco, seconda parte] La sera dopo ritrovo il nostro (Kōji Yakusho, classe 1956) ancora lì, imbambolato, a scusarsi con la ex-moglie che sta con un altro. Sbalestrati dallo shock (dello shock), fuori da tutto, coi tempi dell'ozio e delle brusche accelerate. Tra buon senso e Peter Pan. Ripartire, nuovamente, con nuovi mezzi. Aoyama, ricalca alcuni suoi passi: un fatto di cronaca nera e tutto quel che c'è dietro. Violenza come urlo d'esistenza. Ripenso all'incipit e non so se aspettarmi un botto improvviso. Ma no...Sprofondo di malinconia, risale l'umidità in sala Valéry. Dal finale scontato cola liquido a colori. Peccatuccio trascurabile. Avanti Aoyama.
(depa)

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