Balzello inatteso sul sentiero italiano tracciato da "Foglio". Colpa di RaiPlay che qualche colpo ce l'ha. Atterro nel 2013, quando Gianfranco Rosi di Asmara iniziò a stupire critiche e platee coi suoi documentari eterei e concreti, sospesi e urgenti. Lo storico Leone d'oro venne con "Sacro GRA", ode agli invisibili, frammenti differenti ma splendidamente sintetizzanti un unico GRANDE e devoto fallimento.
Produzione italo-francese con cui osservare la brulicante nascosta lotta per la vita, abbracciata dal raccordo di cemento "come l'anello di Saturno". Poetico sguardo su nuvole fuori parentesi (al centro non c'è spazio per chi non ha sfondato), dove il Rosi fotografo scafato e sensibile coglie incidenti e accidenti. La sua lente d'ingrandimento e sospensione immortala il variegato pullulare del sottoraccordo. E intanto i devoti pregano...Ciò che pulsa sono vita e morte sotto cavalcavia, palazzine e radar. Cerchi si chiudono, cicli ripartono, nell'indifferenza più logistica. Attaccati al cuore, con la forma delle palme, distrutti dalla loro grande organizzazione, impossibilitati anche ad esistere "nel ruolo di se stessi".
Il terzo intenso documentario di Gianfranco Rosi, transitato dal 'Rofum, parla del "vocio degli esseri umani nei ristoranti", di noi morti in piedi.
Il terzo intenso documentario di Gianfranco Rosi, transitato dal 'Rofum, parla del "vocio degli esseri umani nei ristoranti", di noi morti in piedi.
(depa)
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