Sabàta na cueca coça aqui, coça lá

Abbiamo già incontrato Sabata, quello di Frank Kramer. Lo scaltro pistolero, esperto di balistica ed effetti speciali, si presentò al grande pubblico nel 1969, avvisando tutti: "Ehi amico...c'è Sabàta. Hai chiuso!". Gianfranco Parolini, il suddetto Kramer, e i suoi collaboratori erano in forma smagliante.
Una cassaforte al calduccio della sua banca. Sentinelle attorno. Una rapina come le altre, se non vi fosse nei paraggi Lee Van Cleef (io me ne andrei). William Berger, dal Ponte sull'Inn (1928-1993), sarà Banjo. Risata satanica: c'è anche Pedro Sanchez sul carrozzone. Il capitolino Edmondo Lozzi (1916-1990), fidato del regista, al montaggio e le musiche di Marcello Giombini, in sintonia perfetta con le immagini del regista, caricano la caciara da saloon. Note frementi e camera ginnica. Tutti si sono guadagnati una pagnottona farcita.
Quante volte ha fatto lo sceriffo, l'ungherese John Bartha-János Barta (1920)?
Acrobati che diverranno must dell'efflorescente saga del colonnello divenuto pistolero. Che tipo Banjo, freak sognatore, lui aspetta. Pedro Sanchez ride e basta. "Sei arrivato qui perché l'ho voluto io". Personaggi letteralmente incredibili (Sharky), volitivi, ci credono e ci provano: impensabile ammazzarlo. "Per te è finita questa volta Banjo!", ahahah. Certo. Tsz. Impossibile, questo film non sta mai fermo, come Gatto Mammone (lo stuntman romano Aldo Canti, alias Nick Jordan). Colonna sonora dedicata, non ne potremo più di "Ehi amico!-C'è Sabata!-Hai chiuso!", per una trama che, vanno di qui, si sparano, poi tutti di là, poi laggiù, ma scommetto 200.000$ che non è morto. Rilancio continuo, geniale.
(depa)

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