Orticello marcio

Andate a vedere l'ultimo film di Paul Schrader, che dice molto della frammentazione che affligge questo piccolo idiota uomo del XXI° Secolo, perso tra armi e pass, torture fisiche e psicologiche. Il sistema resta lo stesso, nel poker, nelle carceri, nella società. Si scrive progresso, si legge dominio. "Il collezionista di carte".
Che il regista del Kent sia tornato in forma, lo si intuisce già dagli eleganti e incisivi titoli di testa, ancor prima di leggere l'amico Scorsese tra i produttori. Il suo cinema glamour qui alla mercé d'una vecchia storia di guantanamizzazione, lunga quanto tutte le bandiere a stelle e strisce cucite assieme. Un film su odio e amore (ci si prova), piacere e dolore (incisiva l'inquadratura in piscina). Due straordinarie interpretazioni, lui e lei (ancora Oscar Isaac e sorpresa Tiffany Haddish), per un cinema che, perdendosi tra parchi di luci artificiali e neon assordanti (da buon americhese!), non perde di vista il nocciolo. La ragion di stato tortura l'uomo.
Sapore particolare, averlo visto il giorno dopo il ventennale delle Twin Towers, apice audiovisivo dello scontro quotidiano tra poteri, assassini, questi sì, devastatori e saccheggiatori. "Mele marce" è un concetto, 'na supercazzola, roba democratica, non mera ingenuità (la Cucchi al ventennale del G8, appena "condannato" dall'Europa). "La cesta" e tutto l'orticello, anche il praticello, la casetta, sono in putrefazione (peggio, di plastica o metalli). Redenzione a responsabilità limitata, reazione calvinista all'alienazione. Sempre troppo tardi, ma la bestia vacilla. "Non pensavo di essere tagliato per il carcere". "Routine, regime", una società che fa, questa sì, Buona Scuola. "Il rumore", rimane il rumore che incombe. Bello e intenso il patinato di Schrader che denuncia, che poi lo fece già.
Andate a vedere l'ultimo di Paul Schrader, voi che potete, e (forse) ve ne pentirete. Non d'esserci andati, ma d'aver dissolto lustri nel menefreghismo più irresponsabile.
Non mollare l'osso, sbranali tu.
(depa)

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