Nel 1999 Woody Allen realizzò un tributo accorato, spumeggiante e malinconico, ad uno dei suoi grandi amori: il jazz. Grazie a questa sua passione e alla sua fantasia, oltre che all'ottima prestazione di Sean Penn e colleghi, "Accordi e disaccordi" mantiene alta la media della raffinatezza delle sua filmografia.
Si tratta di una dolce dedica al jazz, ma non solo: a quegli anni e a certi personaggi, potremmo chiamarli artisti; ma, conoscendo l'opera del regista newyorkese, sappiamo che Emmett, questa volta è un grande chitarrista, la prossima sarà un egocentrico scrittore. Insomma, potrebbe essere chiunque altro; basta che sia uno scombinato, un carattere inquieto e stravagante, su cui Woody possa proiettarsi e, anche, accanirsi. Quindi, "Sweet and Lowdown" è per il jazz e quei "tipi strani". Ma anche a quei tempi, epoca d'oro del jazz, epoca ricca del fascino del passato.
Tutto è incorniciato a meraviglia. La poesia di una chitarra immortalata in pellicola; poesia per certi versi (ops!) autonoma rispetto al musicista. Perché Emmett diventa un altro, con quella chitarra tra le braccia. Era, sì, in grado di tornare in sé, suonando (e se ne sentivano di tutte le note), ma sino all'ultimo, quando la sua superbia accetterà anche la "misera" seconda posizione, rimarrà un carattere scorbutico. Anche per la sua migliore compagna.
Infine, dedica alla narrazione, creatrice di sogni: il piacere di sentirsi raccontare "Tranne quello zingaro in Francia...".
Da vedere e sentire, o con calzature pesanti o a gambe incrociate, causa oscillamento convulso del piedino, inarrestabile. Sino ai titoli di coda.
(depa)
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