Ieri sera in sala Uander è tornato a farci visita Woody Allen, con una commedia del 1989, metà gialla metà rosa: "Crimini e misfatti" conferma l'autore newyorkese padrone del genere; sofisticato nello studio, immediato nella fruizione, ecco l'ennesima riuscita opera di uno dei più grandi e prolifici autori cinematografici.
Titoli di testa alla Woody e via, si parte. Classiche cene imbellettate, pare tutto lucido e pulito, onoreficenze assegnate a capelli bianchi dalla bella presenza, ma cosa ci può essere sotto? Sotto c'è sempre, in ogni caso, dio o no, il conto con sé stessi. Mai come in questi anni di demenza liberalizzata, di ipocrisia da Sit-Com e di valori immaginari in saldo, il quadro raccontato da Woody pare calzare comodo al nostro giorno. Innanzitutto il soldo. Innanzitutto il successo. Anche se, oggettivamente, fa anguscia.
Quel tizio viene stimato, pur nella sua vacuità, poiché "E' un fenomeno americano" (ma "Lo sono anche le piogge acide!"). "Il mondo dello spettacolo è lupo mangia lupo. Anzi, no: è lupo non telefona a lupo, che è peggio!". Col solito sguardo acuto, Allen, sotto le spoglie dell'intreccio accattivante, mette in piedi un atto d'accusa che lascia ben poche speranze. Non solo perché il crimine, dopotutto, paga, ma soprattutto in quanto ognuno di noi troverà sempre giustificazioni, più o meno sensate e apprezzabili, per le proprie malefatte (persino crimini). Il chiedersi se esista la possibilità del delitto perfetto è, di per sé, già un sintomo del morbo di cui tutti noi soffriamo. Lapidario e sconsolato, Woody: "siamo la somma di tutte le nostre scelte"; ma il punto, purtroppo, è: chi se ne frega?
Quindi: "ognuno in casa propria fa ciò che vuole"; "perché, gli altri non rubano!?" e via così.
Regia sapiente (movimenti ed inquadrature ricercate, senza dar nell'occhio), ritmo costante (le pause tra le brillante battute permettono di porsi qualche interessante quesito) e ottima prova degli interpreti (Martin Landau, Anjelica Huston, Mia Farrow e Woody, ovviamente), andrete sul sicuro.
Ribadisco: chi non apprezza Woody, per me, ha sbagliato Arte (rinnegherebbe Wilder, Lubitsch e altri); che sfiga: c'era una possibilità su 7...
(depa)
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