Oh, finalmente passiamo alle cose serie (già introdotte da Bubu, oggi). Domenica scorsa era il 29 Settembre: AUGURI CINEROFUM.
Il secondo film di questa giornata dedicata ad una delle nostre più grandi passioni, ha la "F" che s'alza verso l'alto, verso lo spazio dei sogni: "Il Casanova di Federico Fellini", del 1976, prosegue lungo il cammino già tracciato dalle due opere immediatamente precedenti. Le pennellate del visionario regista riminese coprono lo schermo tutto, trasportando la sala Merini in una dimensione artistica che, insieme, culla e sconquassa.
Il secondo film di questa giornata dedicata ad una delle nostre più grandi passioni, ha la "F" che s'alza verso l'alto, verso lo spazio dei sogni: "Il Casanova di Federico Fellini", del 1976, prosegue lungo il cammino già tracciato dalle due opere immediatamente precedenti. Le pennellate del visionario regista riminese coprono lo schermo tutto, trasportando la sala Merini in una dimensione artistica che, insieme, culla e sconquassa.
Scrivendo queste poche impressioni su quest'ottima pellicola, non posso non citare: Danilo Donati (mantovano, scomparso nel 2001) alla scenografia, assieme a Fellini; Giuseppe Rotunno (de Roma, classe '23) alla fotografia; il milanese Nino Rota (1911-1979) alla musiche; alla sceneggiatura, assieme al regista, il romano Bernardino Zapponi (1927-2000). Basterebbe leggersi i curricula dei suddetti mostri sacri per capire quali ingredienti siano stati rimescolati in questo magica pozione dai colori fantastici, dagli odori unici.
Ha le spalle forti, ormai, Fellini, quando gira questa pellicola. Sa di poter osare, anzi, sa che è proprio ciò che gli si chiede. Non ha paura, anzi quasi ci scherza su. La figura del Casanova diventa il campo ideale su cui sbizzarrirsi. Personaggio rarefattosi nelle memorie delle persone, permette un salto in una realtà che non esiste, eppure è lì. Successione onirica di episodi che, invece, rimangono eccome, ricostruiti nella mente di ciascun spettatore; perché dopotutto, la sfera sessuale è forse la più intima. Quindi su, questo viaggio è tutto per te, fallo e non dire nulla a nessuno. Shhhh!
Certo, Giacomo Casanova la tirò a lungo, la storia, tanto. Sino al tremendo giorno della fine; della sterilizzazione della sua idea di donna. Henriette, o chi per essa, diverrà un manichino. Passando per Suor Maddalena (e l'occhio del pesce!); per il carillon dell'uccello che scandirà le note di tutte le acrobazie amorose; incontrando la donna gigante che pur avrà un suo senso; poi ancora finendo controvoglia in un sex contest (ma vinto con piacere); attempate e appena sbocciate, di tutto, brutte e bone, odore di sesso che esplode, sudore, eccitazione ormone eros. Alla fine del viaggio si ritorna bambini, dicono; quindi ecco la mamma, a dare l'ultimo saluto, capolinea.
Fellini, da artista autentico, vedeva cose che altri non vedevano. Negli oggetti e nei testi di ogni giorno (le veneziane al cucito; le "sue" facce mostruose). Riuscendo, per di più, a metterli in scena con naturalezza e tocco, tradurli dipingendo sogni, i suoi.
Ottimo il canadese Donald Sutherland.
Meraviglia imperdibile.
Ottimo il canadese Donald Sutherland.
Meraviglia imperdibile.
(depa)
Prima di tutto, mi unisco agli auguri al Cinerofum. Quattro anni fa nacque questo mitico blog sul quale io iniziai a scrivere poco più di un anno fa, approfondendo la mia conoscenza di questa magica arte, qual è la Settima, che oggi è una delle passioni più importanti della mia vita.
RispondiEliminaGrazie al ‘rofum e a Depa, sto continuando a scoprire opere imperdibili come questa di Fellini, assolutamente meravigliosa.
Tanti piccoli grandi e splendidi dipinti si sono susseguiti uno dietro l’altro sul grande schermo dell’Oberdan mentre Depa rimaneva ad occhi spalancati e bocca semi aperta e io, ogni tanto, mi prendevo a schiaffi per combattere il sonno che mi attanagliava per colpa della seratona precedente e non certo perché la pellicola non mi stesse affascinando. Al contrario sono rimasto rapito da questa rappresentazione di Fellini della nota figura del ‘700.
Un sogno sul sesso da vivere ad occhi aperti per due ore e mezza abbondanti che ti lascia l’amaro in bocca solo perché al momento del risveglio ci si rende conto di vivere in un mondo, al confronto, così grigio e sciatto, incartato, come spesso è, in convenzioni e repressioni.
Condivido pienamente l’analisi di Depa e in più aggiungo che, ripensando alle scene di sesso così volutamente volgari e grottesche, al sex contest o alla scena dove il Casanova e la donna compiono una danza assurda di movimenti a mimare un atto sessuale per compiacere quell'occhio che spia, per compiacere "l'altro", il regista voglia anche “denunciare” il fatto di come spesso l’atto sessuale sia diventato un mezzo per compiacersi e non per regalarsi e regalare piacere al/alla partner.
Analisi e discussioni comunque se ne potrebbero fare per ore, ma più di tutto, quello che alla fine della visione rimane nell’anima sono i colori, le espressioni, le ambientazioni, i dialoghi, le emozioni. In una parola: l’arte.