Per coloro che apprezzano lo stile unico della grande Anna Magnani, il film che la consacrò ad Hollywood è un must ineludibile. Scritto appositamente per lei dallo scrittore statunitense Tennessee Williams (1911-1983, l'autore di "Un tram che si chiama desiderio") e diretto in maniera silenziosa e pulita dallo statunitense Daniel Mann (1912-1991), "La rosa tatuata" del 1955, permise alla grande attrice romana di conquistare per l'unica volta, prima italiana, l'Oscar come migliore attrice protagonista. A mani basse.
Acquistato alla libreria di piazza Piola, con il giudizio d'accompagnamento del simpatico libraio, "Film mediocre, ma la Magnani è grande", decido di guardare con occhio.
Personalmente, non sarei così severo. Ho trovato "The rose tatoo" un buon film, nel quale viene raccontato il contrasto tra due caratteri, tra due culture, ma non solo.
Il film comincia e che effetto la Magnani che, riconoscibile tra miliardi, gesticola tra classiche casette basse americane! Serafina Delle Rose (così come alcune sue comari) è uno spettacolo tutto italiano. La tensione che s'aggira tra i vialetti che circondano la sua abitazione (tipicamente "nostrana") è una questione italo-americana.
Mann fa il suo e la Magnani è libera di imperversare sulla scena. E' lei. Come al solito, un rombo di emozioni: gioia, disperazione, angoscia, rabbia, dolore, affetto, ironia ("Sì ma non c'è bisogno dell'intervento della marina!").
E' un film in cui il lieto fine è reso amaro, potere della Magnani, dal ricordo che strazia il cuore, dal lutto indimenticabile, anche se sorpassato. Certo, si fosse trattato di un film italiano, sarebbe finita diversamente, ma va bene così. Nella terra delle (false) speranze, l'entusiasmo di Burt Lancaster doveva prevalere sul dolore della Magnani. L'acrobata-magazziniere-attore statunitense che venne dal popolo è un uragano anch'esso, ma di valenza del tutto opposta. Lì, la vita, seppur con turbamenti sotterranei sempre pronti ad emergere, pare voler ricominciare. Ottimo Lancaster, a parer mio; sopra le righe è vero, ma giungendo così a creare qualcosa di nuovo.
Non certo per l'Oscar, ma per la Magnani. Guardatelo.
(depa)
(depa)
Gran bel matrimonio quello tra la Magnani e la Hollywood che sapeva ancora far sognare, quella di cui ho scritto recentemente nella recensione di “Irma la dolce”.
RispondiEliminaLa trama è gradevole e ben costruita e la Magnani la rende superba interpretando magnificamente il ruolo della vedova Della Rosa, migrante siciliana in America, ruolo che sembra esserle stato cucito addosso dagli sceneggiatori. L’attrice esprime il meglio di se destreggiandosi alla perfezione in una prima parte decisamente drammatica e prestandosi al ruolo di donzella corteggiata nella seconda, trovandosi perfettamente a suo agio anche in quest'ultimo. Un ruolo tipico dei film d’oltre oceano dell’epoca e se, per esempio, allora Audrey Hepburn abbagliava per la sua bellezza e Marilyn toglieva il fiato per la sua sensualità, Anna nostra non sfigura affatto, anzi, esprime grande fascino e, soprattutto per ciò che interessa a noi cinefili, mostra un’incredibile capacità recitativa, a mio parere, superiore alle sopracitate.
Confermo: una chicca imperdibile per chi ama l’attrice romana... o per chi vuole innamorarsene...