Qualche mese fa, un compagno di Gradinata fiorentino mi confessò di avere la stessa malattia dei membri e frequentatori del Cinerofum. La "Cinema". Nello scambio di eMail successivo, Yuri, leader del tenace e viscerale "Come On Doria", mi segnalò un documentario che m'incuriosì subito (bastò la 1a parte su Youtube). Passata la mia consueta inerzia e completando ieri la visione di "Cinema Universale d'Essai", mi sono ritrovato in una storia tutta da ascoltare, con passione cinematografica, consapevolezza sociale (tendente a sx) e, ingrediente sine qua non, ironia tutta fiorentina...come il regista, Federico Micali, classe 1971.
Il documentario parte come tributo al cinema in senso ampio, inteso come luogo di ritrovo, punto di comunione del quartiere, quello che oggi s'è perso (anche senza il passaggio distruttivo di un'alluvione). Via via, la pellicola giunge a parlare di questo luogo unico, intrinsecamente fiorentino ("macchè sei di Brozzi?"). Una sala che negli anni '50 e '60 era la classica in cui si ritrovava tutto il quartiere, si evolve, negli anni '70, sino a diventare punto di riferimento per un cinema "di un certo livello". Livello che assume valore anarco-pazzoide-casinaro nonostante le ambiziose intenzioni dell'autentico cinefilo Mario Bracciotti (come definire chi ebbe il coraggio di intraprendere quell'avventura?) di trasformare l'Universale in "d'essai". Volenti o no, i più e meno giovani, tra un creativo slogan rivoluzionario e un'innocente battuta omofoba (a quei tempi non era reato), si videro passare davanti agli occhi pellicole di ogni tipo, oltre a lattine, cartacce e bombe (le sole intelligenti). Da "Z-L'orgia del potere" a "Kapò", da "Blues Brothers" a "Easy Rider". Non solo, anche film rarissimi, tra cui una vera chicca in cui un tarzan animato si aggira tra falli in marcia militare. Di tutto.
"Scuola di vita di molte generazioni", come ogni cinema in fondo. Ma anche di più, indubbiamente. Questione di abitudine, questione di età: non so se oggi resisterei nella sala del fu Universale. Probabilmente se fossi cresciuto tra seggiolini cosparsi di commenti, intrisi di freddure toscane, "sputi nelle orecchie" e "dita nel naso" (fu un cinema "per sordomuti", come viene definito, con arguzia), potrei farcela. Sulla nuova discoteca, invece, non ho dubbi. Fuggirei all'istante, fuori. A farne una.
Poi l'eroina. Anche lì a radere al suolo tutto. La sberla è grossa, in molti cadono. Tra quelli rimasti in piedi, molti deviano, chi più chi meno, il percorso. In sala, dal "Zabriskie Point" si passa a "Blade Runner", da "Fragole e Sangue" a "Scarface". Sono gli anni del racconto felliniano della vespa in sala (poi la 500 all'entrata!, vabbè dai... :) ). Poi si stroppiò, o semplicemente "il tempo passa per tutti lo sai".
Il cinema Universale crollò nel 1989, come Il Muro. Il nesso c'è, eccome. L'ebbrezza del Dio Denaro ha cementificato miliardi di chilometri quadrati di campi di Libero Mercato. Via idelogie e coscienze; cultura asfaltata, livello 0. Ognun per sé. Anche Il Cinema; ora, vattelo a cercare.
Ve lo consiglio, è un dolce-amaro-dolce documentario. Grazie Yuri per la soffiata.
Muoiano le multisale! Merda sugli UCI e su chi ha sbranato cineclub e cinema d'essai!
Coraggio, Libertà-Cinema!
(depa)
Nessun commento:
Posta un commento