Le fiere e sole donne di Pietrangeli

Allo Spazio Oberdan, e dove sennò?, l'altro ieri sera, ha fatto il suo ingresso al Cinerofum il regista romano Antonio Pietrangeli (1919-1968). Regista specializzato negli affreschi femminili, con "Adua e le compagne", del 1960, ci regala uno sguardo sull'universo della prostituzione, sebbene legato a doppio filo ai suoi tempi, divertente quanto profondo.
La regia del nonno di "Contessa" (figlia, a sua volta, di madre Liberazione) emerge sin da subito, attenta e, se non coraggiosa, dinamica e accattivante: movimenti rapidi, inquadrature ricercate, dissolvenze efficaci. La storia è leggera, complice un Marcello Mastroianni e una Sandra Milo frivoli e brillanti, ma dai risvolti malinconici, a supporto le bellissime rughe (mille lacrime dietro ad ognuna) della protagonista Simone "Adua" Signoret e la lunatica inquietudine di Emmanuelle Riva.
E' un film che padroneggia ogni scena, si parli di "case chiusa" (piccoli frammenti ma stupendi, tra cui l'incipit sulla salita romana, grande sintesi), o si parli di trattoria, consegnando allo spettatore, oltre a una buona pellicola, anche il gusto dei tempi che furono, impietosamente lì sullo schermo, a ricordarci cosa avevamo e cosa abbiamo gettato. Calli più duri, forse, ma sorrisi certamente più sinceri.
Inoltre, meraviglia, a tratti il film assume anche vesti realiste di ottima fattura (il bambino a letto o il dialogo tra i due "innamorati"); ma principalmente si ride e si scherza. Sino al finale che non si azzarda al lieto, com'è giusto che sia.
(depa)

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