Mentre Genova sta incrociando le dita a causa di
un'incessante e forte pioggia che scende da ormai più di 48 ore, io mi guardo
bene dall' uscire dalla sala Ninna e lascio che il suono della pioggia che
batte sul pavè di Via della Maddalena mi rilassi. Ma un pizzico di
"brio" per evitare il collasso in una di queste prime serate
infrasettimanali di vero inverno è necessario e, ancora una volta, a giungermi
in soccorso c'è l'amico cinema. Decido di vedere un film che da un po' mi ronza
in testa e che ha un titolo che promette azione a manetta: "Green
Street", noto in Italia come "Hooligans", è un film del
2005 diretto da Lexi Alexander che narra le vicende e soprattutto le
scazzottate della Firm del West Ham United.
Una pellicola che "romanza", attraverso la storia
dei protagonisti, la realtà del "tifo violento organizzato" inglese,
ciò nonostante, fedelmente descritta e raccontata nelle motivazioni e nelle
dinamiche.
Matt Buckner (Elijah Wood), studente di giornalismo ad
Harvard, dopo essere stato espulso dall'università per colpa del suo compagno
di stanza, decide di andare a Londra da sua sorella Shannon, dove fa amicizia
con il fratello di suo cognato, Pete Dunham (Charlie Hunnam), che è il leader
degli Hooligans del West Ham United, la Green Street Elite.
In breve il ragazzo viene rapito dal clima di
aggregazione e unione che c'è all'interno del gruppo, e questo senso di
appartenenza a qualcosa, sommata all'adrenalina che gli circola in corpo ad
ogni scontro con le tifoserie avversarie, per lui, diventa una droga della
quale non può più fare a meno e così diventa un membro della gang. Il
film prosegue tra bevute, cori, risse e abbastanza scontati tradimenti,
intrecci pericolosi, e grossi rischi fino ad arrivare ad un finale, a dire il
vero, un po' banale.
Sempre emozionanti e affascinanti le immagini di partite di
calcio impressionate su pellicola cinematografica, valide le riprese delle
risse, discreta suspense nel finale che però, come detto, delude nella sua essenza.
Un film senza infamia ne lode in tutte le sue componenti,
gradevole, perfetto per passare due ore e per conoscere meglio il "mondo hooligans".
(Ste Bubu)
Ho visto parecchie volte questo film, anche per averlo sottoposto a qualche amico. Non e' malissimo, non puo' che tirare somme forfettarie nel descrivere un universo cosi' complesso, contraddistinto da versioni locali diversissime tra loro; ma l'"aria che si respira" e' rievocata abbastanza fedelmente. Poi un Frodo che picchia a tutto spiano vale di per se' la seduta divanosa.
RispondiEliminaPer me rimarra' sempre "Hooligans II", dopo quello del 1995, di Philip Davis.
Per approfondire, suggerisco lettura: "Congratulazioni, hai appena incontrato la I.C.F." di Cass Pennant.
Cosi' magari sara' chiaro a tutti che la questione "stadi fatiscenti" e' una balla clamorosa inventata da amministratori mafiosi e appaltatori schiavi del Dio Cemento. E tutti dietro sui bei giornali appoggiati in eleganti salotti..."Ah si' gli stadi sono troppo vecchi. Ci vorrebbero quelli inglesi, con ristorante e centro commerciale". E le risse pero' sono a 400 metri dallo stadio, uguali a prima, polvere sotto il tappeto. Ed il calcio morira'.
A sto giro non posso trattenermi dallo scrivere anch'io come la penso...
RispondiEliminaCollegandomi al tuo discorso, Depa, che mi trova totalmente d'accordo, aggiungo che il movimento degli hooligans non è altro che l'ennesima manifestazione del fatto che viviamo in una società che ha ben radicata la cultura dell'odio e della violenza. Se una persona è insoddisfatta per le poche possibilità e, in generale, della propria vita, non c'è nulla di più facile che trasformare questa frustrazione in rabbia e poi ancora in odio verso la tifoseria avversaria, i neri, gli ebrei, i borghesi o chi che sia (come fosse colpa loro...). In più l'adrenalina che cresce durante una rissa diventa una droga della quale non si può più fare a meno per sentirsi bene, "fieri", qualcuno, nonostante tutto...
Il problema quindi è molto più profondo della semplice "violenza nel calcio" o "violenza negli stadi". Il problema è sociale e in certe nazioni è stato o è ancora oggi, anche politico e se viene fatto passare solo come un problema di stadi fatiscenti e mancanza di norme come la tesseradeltifosomerda è, come affermi anche tu, per puri interessi economici e, aggiungo io, per interessi politici (la "guerra tra poveri" ha sempre fatto comodo...basta che non disturbi i "ben pensanti"...e allora, come hai detto tu: "sotto il tappeto" e va tutto bene...).
Per approfondire l'argomento, oltre al libro che ha consigliato Depa, io suggerisco di guardare il programma televisivo "Ultras nel Mondo - Curve infuocate" (le puntate si trovano su YouTube): il tipo è un coglione, ma il programma è molto ben fatto e fa capire bene tutto quello che sta dietro al mondo hooligan: frustrazione, povertà, rabbia, politica, interessi, razzismo, xenofobia e così via, a seconda di quale nazione sia presa in esame.
Magari fosse solo un problema di stadi!?! E gli hooligans serbi che quando non possono assistere a partite di calcio vanno ad assistere a quelle di basket e a "far casino" nei palazzetti?!?? ...
E se il calcio non morirà sarà anche per merito nostro che ragioniamo e ancora ci crediamo, nonostante "la voglia di non cantar più e la rabbia nel cuore" di chi si sente sempre più privato SENZA UN VALIDO MOTIVO di una folle, ma sana passione.
Tornando al cinema, effettivamente degno di nota anche il film "Hooligans" del 1995 anche se a me è piaciuto un filo di più quello del 2005 e per questo ho deciso di recensire quest'ultimo.
La loro parte di colpa, i borghesi, ce l'hanno sempre avuta e sempre ne.
RispondiEliminaPer il resto concordo su tutto. Namaste.
Effettivamente, non so perchè ho messo quel "borghesi" in quell'elenco...
RispondiEliminaMi contraddico pure, visto quello che poi scrivo sui "ben pensanti" (borghesi)...
Boh?...Era tardi ed ero stanco... :)
Concordo e ritiro.