Ancora sulla scia filmografica di Michael Haneke. Nel 1993, il regista di incomunicabilità e alienazione post-industriale girò il suo terzo lungometraggio, tirando una linea sotto i “71 frammenti di una cronologia del caso”. A chiudere la cosiddetta “trilogia del congelamento”, lontano da guerre permanenti, i diffusi e apparentemente impercettibili segnali di morte.
Sogni fuori campo
Sabato scorso, con Elena al "Sivori" per l’ultimo Orso d’Oro, norvegese: Dag
Johan Haugerud, regista classe 1964, si è aggiudicato il premio berlinese col
secondo capitolo di una trilogia sulle relazioni personali
iniziata un anno fa. “Dreams” è un attento e sensibile studio della delicata fase puberale.
Sonny & Rico
Se i tratti distintivi di Michael Mann, per alcuni tra i migliori, sono "maestro dei film d’azione,
affinità psicologiche tra poliziotti e criminali, ritratti spesso con look alla moda.
Operatore di molte sequenze dei suoi film”, allora "Miami Vice", del 2006, ne rappresenterebbe la vetta artistica. La cosa è più complicata. Nonostante la comprensibile volontà di omaggiare la fortunata serie TV di 50 anni fa, cui contribuì pure lui, il regista di Chicago non può essere sempre Re Mida.
Biglie amanti
Un sabato di due settimane fa. Due messaggini con
Mino per una proiezione pomeridiana per la quale ha una proposta. Sobbalzo al
titolo “La maman et la putain”, Marigrade ne ha appena parlato!,
chiedendo “Jean Eustache?” (1938-1981). Lui conferma ed eccoci davanti alle
quasi 4 ore che, nel 1973, l’esponente di spicco della “post Nouvelle Vague”
si prese per attraversare la complessa volta delle relazioni sessuali. Un unicum
per impostazione, e durata, che, in maniera originale, traccia una curva emotiva che è precipizio di maschio sessantottino.
Agnelli OGM
Aspettavamo discendesse dal “Corallo” e così è stato. Inoltre,
annusato un autore che potesse solleticare anche i salofobi nel tunnel
dei “divoratori di serie”, istintivamente ne abbiamo convocati 2: Benza e Genna.
Conoscitori appassionati di Bong Joon-Ho, con disinvoltura dinanzi a “Mickey 17”,
senza stupirci della sua esplicita satira fantascientifica. Lo “svalvolo” eccessivo e disturbante è marchio dell’immaginazione critica del regista di Daegu.
Artemisia e aglio
Venerdì scorso con Elena al “Sivori”, perché “nelle
sale c’è un cinese…”. Che poi non era cinese e nemmeno è l’omonimo che “fa cinema
da 40 anni!”. Più umilmente, ma con maturità encomiabile da “Un
certain regard 2023”, Anthony Chen è un regista singaporiano, classe 1984, che col quarto lungometraggio “The
breaking ice” pone firma autoriale ai rapporti volatili resi celebri da certa
“Nouvelle”.
Soziale Symphonie
Settimana proficua. Grazie al pacchetto pagato a “PrimeVideo” da altri, lunedì speso con Michael Haneke. Ancora col regista “austriaco ti Cermania” che, nel 1997, tantopercambiare riuscì a scioccare il suo pubblico. Violenza e dominio, le ultime guerre insegnano, procurano “Funny games” a schiere di genti prive di emozioni.
Cine tarzan
Esausti anche dei desperados di “Chi l’ha visto?”, ieri sera ci siamo accontentati di un Brian De Palma non certo d’annata. Nel 1998 per il regista newarkese i giochi erano fatti. “Omicidio in diretta” (t.o. “Snake eyes”) ne è la prova, virtuosistica senza dubbio, ma, nonostante l’iperattività del protagonista, terribilmente vacua.
Ketchup & plastica
Inebetiti da un Michael Haneke preso un po’ troppo sotto
gamba…con Elena nella sala “Navetta” per capire cosa frulla sullo
schermo del grande (…) regista austriaco. Nelle immagini di “Benny’s video”,
suo secondo lungometraggio datato 1992, l’inspiegabile apatia delle opulente società
civilizzate.
Capitani persi
Anche la televisione, pure lei debitrice, ha voluto omaggiare
Gene Hackman. Su “RaiMovie” il suo Oscar del 1972. Con “Il braccio violento
della legge” (t.o. “The french connection”), anche William Friedkin, ormai
habitué del ‘Rofum, si aggiudicò l'ambita statuetta. Hackman ancora alla
prova con un poliziesco dalla foggia autoriale, sapientemente cucita dal
regista, dove il protagonista insegue, e colpisce, i propri fantasmi.
Ci sei dentro
Nelle sale un tributo a Gene Hackman da poco scomparso: rinunciamo all’unica uscita valida. In occasione del restauro per il suo 50° anniversario, “La conversazione”, del 1974, col quale Francis Ford Coppola si aggiudicò la Palma d’Oro: spy movie psicologico autoriale che lasciò angosciato sfogo all’attore californiano. Regia e interpretazione ineccepibili.
Rapaci e brandelli
Febbraio non era ancora finito che già eravamo tutti lì con SimonMi a sentenziare/scegliere “Se uno mi dovesse chiedere…direi Michael Haneke”. Il dodicesimo e ultimo lungometraggio del regista austriaco fu “Happy end”, del 2017: altro affresco agghiacciante, ma splendido, dell’incomunicabilità tra generazioni alienate.
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