All’interno della categoria horror, il sottogenere shark è uno di quelli cui Elena oppone meno ritrosia. Per una sorta di sanomasochismo, chi non si allontana da riva più di 2,75 mt, trova nelle pellicole distese di mari cristallini frantumati da pinne e denti aguzzi, un piacevole lido. Anche sulle rive più remote, si trova di tutto. “Paradise beach” (t.o. “The shallows”, s.i. “Dentro l’incubo”, 2016), diretto da Jaume Collet-Serra, catalano classe 1974, non è il relitto che ti aspetti.
Produzione statunitense con tutto il budget necessario, della Sony; può spaventare con le inserzioni mobili e cellulari per ciatellare con gli amici, ma la fresca e giovanile rappresentazione finisce nella tensione pura della paura. Spiaggia idilliaca, terrore tremendo. Nancy meravigliosa, megattera decomposta. La situazione non così paranormale ci porta a fare la conoscenza di Squalo Bianco, che Blake Lively, californiana classe 1987, affronterà completamente sola, con sorprendente astuzia. Nel genere contano verosimiglianza e ritmo, che il film riesce a mantenere per gli 85’ circa. Da capire se Collet-Serra ha dimostrato altrove la propria resistenza artistica…
(depa)
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