Dopo tanto cinema mainstream, ieri sera, siamo tornati a chiedere a “Foglio” qualcosa di più ricercato, magari orientale, meglio se “antologico”! E l’amico sfodera il manifesto della “New Wave” taiwanese: “In our time”, del 1982, è un quadro poetico e accorato, scritto e diretto in quattro, sulla crescita e le sue scoperte: dall’infanzia sognante a quella età, ormai buffa, chiamata adulta.
Firmato: Tao Te-chen, Edward Yang, Ko I-chen e Yi Chang.
Firmato: Tao Te-chen, Edward Yang, Ko I-chen e Yi Chang.
Scritto e diretto da Tao Te-chen, sul quale si trova nulla in rete, dal più noto Edward Yang, da Ko I-chen, classe 1946 e da Chan Yi (1951-2020) che, “essendo stato acclamato romanziere già a 19 anni, ha iniziato la sua carriere di regista”. “Capolavoro” ci diciamo Elena ed io, un po’ ironici-un po’ no, dopo il primo fotogramma sul giradischi introduttivo. Bambini & Godzilla (1. “Little dragon head”). Anni 1950, prime radio, musiche pioniere. Infanzia, con le note per ciascun sogno di fanciullo. Fotografia eccelsa, scrittura pure (le ombre) e che colonna sonora! Aveva ragione il giradischi, su questo primo capitolo! Poi viene il momento delle “Attese”. La piccola borghesia dei 1960 vuole i figli al college. Ma sono altre le speranze di ragazzina (“You say goodbye and I say hello!”, 1967). Gli spartiti balzellanti, a volte estasianti, della crescita, con l’amore, quando c’è, a battere il ritmo. Sguardo pudico e affettuoso di Ko I-chen. 3. “Leap frog”. So’ ragazzi, rane salterine tra snack e pallone. “Il Grasso” prende sul serio il suo club (?). Informatica o filosofia?”, eh…Ai sogni spezzati e…riacciuffati! da timidi “debuttanti”…(mica solo alla sfida internazionale di Triathlon) alle prese coi futili rush giovanili. 4. “Dì il tuo nome”, tanto la vita è un lungo, e ironico, disguido.
(depa)
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