Tutto falso

Ancora in questi giorni nelle sale, il toccante e rabbioso "La storia di Souleymane", scritto e diretto dal parigino, classe 1969, Boris Lojkine. Film d'"Un certain regard" a Cannes, per regia e protagonista, certamente da ricordare tra quelli che non mentono riguardo a razzismo e xenofobia istituzionalizzati, statali. Now Online!Silenzio. L'assenza si suoni di chi è tra tanti, ma è solo. "Richieste di asilo", previa "convocazione". Nomi di persone e procedure accompagnano e bastonano un altro ragazzo con la bicicletta, dalla Guinea, dardennianamente braccato. Pellicola che non picchia duro, non infierisce, La polizia è solo uno spavento, così come l'incidente in bici. A farlo ci pensa la vita quotidiani di questi uomini e donne di Serie C. Matura scelta di Lojkine per non ripetersi e, semmai, assestare il colpo più duro allo spettatore: famelico di scene scioccanti e così sciocco da non percepire l'annullamento delle esistenze disposto dagli stati occidentali nei confronti dei colonizzati ("parlaci di morti", "non è politica", gridava Ziadah R.). Regia sapiente per questo viaggio , una tre giorni in cui si riesce a completare il tour tra le nefandezze dell'odierna società a capitalismo avanzato e spinto. Ancora al teatro degli orrori, dove anche recitare è straziante. Assurdo dover complicare quando la normalità è già disumana. 
Più che consigliato. Tre mesi dopo l'uscita, bazzica meritatamente nelle sale...W Abou Sangare!
(depa)

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