Nove anni che non incontravamo Orson Welles. Un crimine, che ieri sera, la DVDteca di Marigrade ha assolto. Nel 1965, dopo quasi quindi anni, il regista statunitense tornò a sondare tormenti e illusioni umane con le lenti del “Bardo dell'Avon”: "Falstaff" è la fiducia che rasenta l'idiozia, negli altri uomini, come nel proprio fisico...
Nei titoli di testa, la mescolanza di una produzione ispano-elvetica: Jean Moreau, Fernando Rey e...Walter Chiari. Il 14 febbraio del 1400 Enrico IV spirò (maledicendo un mancato scambio di figli)...
Falstaff tra le creature della notte, sfruttate per una notte differente. Vecchio allegro e baffuto. Jack Falstaff e la sua truppa di straccioni e reietti. Ma il principino è un buontempone a orologeria...saranno trame di "nasi rotti ed elmi spezzati". Basta una chiacchiera in nome di dio per il giovane e volatile Henry. Un voltafaccia che pare repentino e strettamente legato all'incoronamento della testa di principe, e in parte è così, tant'è forte quel simbolo di metallo luccicante. Ma che è ravvisabile già nel disprezzo che soggiace al rapporto gerarchicamente ma pari tra Sir John e il principe del Galles. Il dramma di Falstaff non è quello di cadere in disgrazia, ma quello di non esserne mai stato al riparo. E nell'aver sognato incubi.
Cinema retrò, ancora classico espressionismo tra ombre e grinte. Dialoghi in versi a spron battuto; elegante, suggestivo, avvincente con la battaglia. Troppo stroppia e bel gioco non dura, così Fasltaff eterno ragazzo finirà vittima del proprio personaggio e delle proprie illusioni. La ruota gira, convocata l'Alta Corte del Parlamento, non si ride più ghiottamente. Anzi..
(depa)
Nessun commento:
Posta un commento