Tornati dal solitario Capo Comino (faro vecchio), l'impazienza di rivedere Denis Lavant ha fatto sì che anche Leos Carax venisse nuovamente trascinato al 'Rofum. Titolo che s'imprime nella mente, di cinefili scafati e bambini parcheggiati, "Gli amanti del Pont-Neuf", del 1991, è una storia d'amore potente e irrealizzabile. Il soggetto è una scusa per esplodere visivamente, emotivamente, in un dolore da annegare, o incendiare.
Tunnel da violini cupi, le nostre esistenze. Suoni confusi da radioline di ambulanze. Lavant in fentanyl, ma l'alcol può bastare. Denis, col le stesse scarpe di sempre. Carax crudo e sporco, colla poetica degli ultimi (dardenniana, kimiana...). Intensissimo: da morfina nelle strade. La Senna sempre presente, coi suoi generali, condottieri, statisti. "Solo un paio di giorni", per "le premiere amour". Corse a rotta di collo, pennacchi, parate, carri armati, elicotteri...Su di noi, altri sfrecciano. C'è da impazzire. Verso Rouen allora!, lasciando "che Parigi marcisca" tra "fiamme danzanti sfocate". Perché uno ha amato, l'altro ha mentito, bourgeoisement. Le consuete carrellate liberatorie di regista e attore, danzate e urlate! Fieramente acerbo, solidamente autoriale: una pellicola originale sugli amori non pronunciati, formidabile per concezione e realizzazione. Se lo fate intravedere a un decenne, non abbandonerà il Cinema.
(depa)
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