Nel 1968, anno rivoluzionario pei primi piatti cucinati nel Lontano Ovest, uscì anche "Ammazzali tutti e torna solo", del romano Enzo Castellari. Il regista, classe 1938, ci ha raccontato della sua scattante e pratica regia, attenta all'obiettivo minimo: trattenere il pubblico.
Sulle (in)calzanti e originali musiche di Francesco De Masi, il secco incipit con l'infame missione. E la presentazione dei personaggi: "Frank Wolff è Lynch, Franco Citti è Hoagy, Ken Wood è Blade; Alberto Bevilacqua è Kid". Tartarughe ninja, ognuno la sua arma, in questo spaghetti western dai paesaggi aridi. Fotografia ora gialla, ora verde, blu (foreste fiumi); è quella dell'ormai noto Alejandro Ulloa. Carina e sporca mezza dozzina, casi umani a dir poco. Heist western con qualche passaggio evitabile ("bravi ragazzi, allo spaccio doppia razione di whiskey, da spaccio"), ma godibile. -"Certo che abbiamo rischiato", -"Eh già, è stata una brutta faccenda". Comunque, a corto di morti non resterete. In "Technicolor - Cinemascope", tra le acrobazie dirette dal maestro d'armi Giorgio Ubaldi, il culto del cavaliere "eroico" (il cowboy insolitario nei western), determinato a qualunque cosa e ancor più, astrazione d'una brama terrena. E sempiterna.
Seguiremo Castellari nella sua variegata galassia, "domani andrà meglio".
(depa)
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