Varda che stupore

La penultima volta fu per Agnès Varda. Anzi, "Varda par Agnès". Colpito dal documentario da lei co-firmato nel 2017, dedicato all'arte di strada, m'incamminai lungosalendo "Santa Caterina", fiducioso di ritrovarmi nel soffice immaginario della regista belga. Cura assicurata. Pochi giorni dopo il secondo anniversario della sua dipartita, il Cinerofum la ricorda e promette di bazzicare ancora il suo poetico mondo, il suo luminoso stupore.

Presentato alla 69a Berlinale (fuori concorso) e sponsorized by tanta bella gente creativa (MOMA & Kering, ?), ha la forma della lezione tenuta dall'artista, in teatri/aule magne zeppe di studenti attenti (portage = conduzione, regoline varie brb brb).  Si ripercorrono le principali tappe del suo percorso artistico (foto e cinemato-grafia), col suo evocativo taglio documentaristico..."Cleo dalle 5 alle 7" (1961)..."Dagherrotipi" (1976)..."Le pantere nere" (1968)...il femminismo (1975)..."Senza tetto né legge" (1985), con la diciottenne Sandrine Bonnaire scalpitante per le strade...la sua segreta "forma di carrellata discontinua". Molto simbolismo, molta filosofia ("Il cielo e i sogni"), nella visionaria autrice. "Le bonheur", 1965, con Jacques Demy. Gli hippie, la "fiction utopique", l'"autoconfessione" su immagini documentaristiche, o i filmati rubati alla strada, apparentemente inspiegabili, ma così pregni di acuta poesia. Con chicche come un giovane Resnais che le monta la prima pellicola. Poi Jane Birkin...
Con qualche piccola concessione a vezzose installazioni (la "capanna cinematografica"...o il carretto con proiettato il film trainato dai protagonisti). Pure Chirac, ahi, ahi, ahi, ma cher Agnès! per i "giusti", "non les vrais gens", t'impose la tua giusta celebrazione. Mais, avec Varda, sempre un'emozione.
(depa)

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