Ehm, sì, libertà, ma, però

Se può fermare il luogo, il covid-77 non può fermare l'idea. Il Cinema se ne sbatte dei decreti alla sinfasò e resiste. I supporti a disposizione per sminchiarsi anima e cervello sono superconnessi (c'è chi sbava come Homer a sentir "5G", manco fosse il punto da raggiungere...tetragono: "ahhhh"), ma rifuggo la pappa servita e reinvito, in sala Valéry, quel compagnone di Ken Loach. L'ottuagenario regista della working class si presenta imbarazzato orgoglioso, con in mano la sua prima Palma d'oro, vinta nel 2006. Prego Ken, accomodati, guardiamoci "Il vento che accarezza l'erba". Guerra civile irlandese (1922-23), frammento poco noto, ma duro e pesante, lo stesso che da sempre ostacola la marcia dell'uomo verso l'egualitarismo.

Dall'inizio e lungo il film, le sequenze corali da sempre ben maneggiate dal regista. L'indipendenza irlandese (1921) farà emergere il consueto conflitto ideologico, tra chi lotta per gli sfruttati e chi per gli sfruttatori; tra nazionalisti (Michael Collins, 1890, 1922) e marxisti (James Connolly, 1868-1916); tra "massimalisti" e no. Quando è l'oppressore che scuote le giornate, il grido degli oppressi s'alza compatto; quando è il fratello, il dolore è doppio. Sin quando, nella nostra mistica di bassa Lega, fratello e oppressore non possono coincidere. Il Trattato anglo-irlandese del 1921 ha il merito di setacciare gli opportunisti. Illuminante e denso di materiale, in questo senso, la sequenza del tribunale.
Come sovente nei film di Loach retorica e affettazione esondano sul telo bianco. Un suo finale difficilmente si esimerà da qualche indigeribile bon-bon alle rose: qui, dopo una fucilazione, non la consegna della lettera all'amata sarà categorica!
"Ma insomma, che problema c'è se alcuni vogliono la pace?": domanda atavica rispolverata per l'occasione da Elena. Nessuno: solitamente, però, chi si accontenta della pace sta meglio di chi non lo fa. "E così ancora una volta, tranne qualche rara eccezione, la santa chiesa si schiera coi ricchi".
Pellicola interessante che illumina un anfratto significativo della storia d'Irlanda e non solo. Nella sua schematicità, abbastanza chiara e sincera: non è questione di voglia di pace, ma di vendersi. Ma non la rivedrei mai.
(depa)

Rivendico la grossolanità di questa recensione.

Nessun commento:

Posta un commento