"Maradona di Kusturica" è un film documentario del 2008 diretto da Emir
Kusturica, presentato il 20 maggio 2008, fuori concorso, al 61º Festival di
Cannes. C’è da essere grati all’autore dei "Gatti nerobianchi" e dei "Padri in affari" per aver girato questo affascinante documentario sul "Pibe de Oro". In un momento in cui siamo privati di tutto e dunque anche dello
sport, avevo proprio bisogno di farmene una dose e l’amico cinema ancora una
volta mi è venuto in soccorso.
Le immancabili immagini di repertorio dei gol spettacolari, funambolici,
impossibili e malandrini di Diego, sono tuttavia affascinanti intervalli del
racconto del personaggio Diego Armando Maradona, vero filo conduttore della
pellicola, proposto in maniera eccellente dal regista che semplicemente si gode
e ci propone diversi suoi incontri e chiacchierate avute con il Dio del calcio.
Si parla di musica, di politica, di famiglia e ovviamente di calcio. Con “God
Save the Queen” dei Sex Pistols di sottofondo si vede il famoso gol segnato di
mano agli odiati inglesi, che gli valse il soprannome “Mano de Dios”. Era la
rivincita dell’Argentina dopo l’umiliazione della guerra delle Falkland.
D’altra parte, Diego racconta di aver rifiutato l’incontro con Carlo
d’Inghilterra “perché le sue mani erano sporche di sangue”. Poi, mostrando i
tatuaggi del Che Guevara e di Fidel Castro si parla del viaggio di protesta
contro Bush a Mar Del Plata fatto dai due a novembre 2005.
Un rivoluzionario, un amante degli eccessi, un innamorato della vita e
della giustizia, sempre dalla parte dei più deboli. Lui che ha raggiunto
l’apice della sua carriera portando l’Argentina sul tetto del mondo nel periodo
più triste e complicato di tutta la storia del suo paese, e, dopo aver portato
una squadra del sud a vincere per la prima volta il campionato (allora) più competitivo del mondo, è stato “beccato” per uso di cocaina l’anno dopo aver
eliminato l’Italia dai mondiali di casa (“In serie A in quel periodo nessuno ha
mai preso neanche un aspirina... solo Maradona e Caniggia...”), cocaina che
ammette comunque essere stata la sua croce, la sua condanna, la sua rovina.
Alla fine di questo affascinante lavoro del regista serbo si capisce perché Maradona sia sempre stato amato da tutti, qualche volta addirittura idolatrato,
ma mai dai poteri forti della politica del calcio e istituzionale. Uno come Manu
Chao non poteva che trarne ispirazione e dare un perfetto finale al film.
Assolutamente consigliato.
(Ste Bubu)
(Ste Bubu)
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