L'emergenza senza scrupoli

L'ultima volta al cinema (...) fu per "Cattive acque" di Todd Haynes, regista statunitense classe 1961, ora all'8a fatica. Pellicola d'inchiesta, qui per inquinamento idrico, figlia del recente successone del "Caso Riflettore" e prodotto anche da uno dei suoi protagonisti, Mark Ruffalo, ha dalla sua una struttura ben congegnata, una regia attenta, interpretazioni all'altezza. Non dico coraggio, ma la giusta determinazione nell'additare senza scrupoli, come l'avvocato protagonista di questo film, l'ennesima azienda che "scrupolo" non sa manco che significhi. Qui è la DuPont (3M fa capolino), azienda chimica statunitense, a ricordare a tutti, soprattutto in questi tempi d'emergenza sanitaria, che la salvaguardia della propria vita non può essere delegata né a governi e istituzioni, tantomeno a multinazionionali dedite al rito del profitto.

1998: West Virgina ("Mountain Mama"), sbirri scacciano ragazzi dal fiume Ohio, via, non si può fare il bagno qui. Quelli non si chiedono nulla, stanno agli ordini. Dopo anni, causa bovini posseduti, marci dentro, la pallina va per l'inclinato. La Dupont ha usato C-8 materia tossica dagli anni '50. Da tempo si sa che non fa benissimo alla salute. Chi  se ne importa, conta il posto di lavoro. Cornuti, servi salariati, e mazziati, pure intossicati. Ma il sistema economico vigente consente pulizie di coscienza postume e coreografiche. Tutti contenti, DuPont, industrie chimiche e cinematografiche. Il tempo passa, la terra muore (i figli li accompagnamo a scuola, baciati, prima di perpetrare il massacro). Ipocrisia, dopo tutto.
Il moloch industriale, uguale a sempre, è reso da un'efficace e suggestiva panoramica sulla colossale infernale fabbrica chimica (altro che Busalla...). Bere l'acqua di Parkersburg è "come bere una bottiglia di plastica" ("un panino col tonno" in tal senso sarebbe ben poco più genuino).
Non v'è scontro giuridico: dati belli e crudi (morti), frutto di indagine accurata. Come se oggi bastasse ciò. "Siete nelle mani della scienza": AIUTO!! DuPont pagò per gli scarichi illegali e per aver taciuto la tossicità del teflon (disseminando di padelle mortali le cucine non solo statunitensi), 671 milioni di dollari. Sta ancora lì. Bello. Tutti in chiesa, a plasmarsi la mente, chini sui "ci rimettiamo alla tua volontà", schiavi felici. 
Minime inverosimiglianze: "Sii chirurgico", avrebbe detto il capo dello studio legale al protagonista, Robert Billot (avvocato classe 1965).
Gran finale che spazza in extremis ogni retorica d'Oltreoceano: "è il sistema che è corrotto; crediamo ci difenda, ma dovremo farlo da noi. E a dirmelo [a me avvocato affermato] è stato un allevatore senza graduation e master". Adoro la mente umana, si ascolta e dice sì, tornando a casa più soddisfatti e maturi, 3 giorni dopo si chiude in casa perché gliel'hanno ordinato ("Rappresento lo stato e lei deve obbidire" dice un poliziotto a un vecchio su una panchina). Tutto qui, mia cara pusillanime umanità?
Ottimo 
(depa)

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