Venerdì scorso, cinema. Vagando sul tubo rosso, Elena ed io ci siamo imbattuti in Josef von Sternberg, che nel 1935 diresse una trasposizione del "Delitto e castigo" dostoevskiano. Tradotto in italiano col titolo di "Ho ucciso!", segue i paranoici passi di Raskolnikov, qui interpretato dal calzante Peter Lorre, topo già intrappolato, poiché braccato da sé.
Pellicola strana, pare ci sia qualcosa di storto sin dall'inizio. Anche Lorre perso nella ricerca del giusto piglio, della corretta messa a fuoco del personaggio. Le scale e le ombre di Raskolnikov annunciano il disastro, ma sarà il delitto a spargere l'ossessione. Il soggetto, però, è grande e Lorre suda stralunato per dieci, dinanzi al gatto-ispettore Porfirij. Vederli annusarsi e rincorrersi è un piacevole trastullo. Nel secondo tempo l'angoscia travolge la figura del povero protagonista. Prese in giro, pacche sul braccio dell'agente: Lorre imbriglia e domina lo stravolto protagonista che, nella scrittura dell'artista russo e nel mio immaginario ancor più allucinato, più meschino e sporco di quello sternberghiano.
(depa)
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