E il bello è che il buon, anzi, il cattivo (anzi il buon) Sam è tornato a trovarmi in sala Uander, anche il giorno dopo. Con un altro estremo western, il suo ultimo, permeato d'un senso di decadenza, il canto del cigno di un'epoca (e di un genere cinematografico) dai color seppia, sotto un cielo turchese, in una selva di proiettili, di goccetti e di donne facili. "Pat Garret e Billy The Kid", del 1973, Sam Peckinpah.
Agguato di Peckinpah
Ancora una settimana prolifica per il Cinerofum. Questa ha avuto il merito di invitare per la prima volta un regista discusso e apprezzato dagli appassionati. Lo statunitense Sam Peckinpah entra in sala Uander a suon di sparatorie da strage, con l'incursione di fulminei frammenti d'immagine, spesso sporchi di sangue. "Il mucchio selvaggio", del 1969, è pura polvere del lontano ovest, anzi, far west.
"Zitta lupa, che te piagni?!"
Lunedì scorso avevo ancora il sapore del Luigi Magni del venerdì precedente. Niente "Circolino", troppo freddo, meglio una sala Uander con un'altra pellicola del regista romano: "Scipione detto anche l'Africano", del 1971. Umanizzazione della storia: questa volta non solo fatta da tanti piccoli grandi gesti, ma anche decisa da grandi personaggi spinti dai sentimenti di tutti. I due Mastroianni saranno gloriosi e solitari Scipioni, Gassman il Catone più puntiglioso, tutti artefici di un capitolo da cui discendiamo.
British rubbish
In sala Uander, ieri sera, è tornata Elena, con un DVD proveniente dalla mensola di casa Maurice. L'occasione è quella di vedere un film riesumato nel 2003, all'uscita di un suo remake. "Un colpo all'italiana", del 1969, diretto dal britannico Peter Collinson è un mini film d'azione parecchio pop british che fatica ad ingranare, soprattutto noi, al di qua delle Alpi.
Monti e Tognetti
Venerdì scorso, fermo
a Milano. Nel week end ho un appuntamento con una certa Charlotte, che
m'aspetta a Desenzano (poi un'altra donna, la solita, a Cesena). La sala Uander
mi sta coccolando, non c'è che dire, emozioni a raffica, tra le quali due
regalate dal regista romano Luigi Magni, scomparso un anno fa circa. Inizio ad
essere ghiotto del suo cinema desideroso di tributare l'onore della storia agli
sconosciuti; storia compiuta dai piccoli e grandi gesti di ciascuno, spesso
appresso alle pagine scritte, ma sempre esclusi dalle stesse. "In nome
del Papa Re", del 1977, esalta le grandi capacità di Nino Manfredi,
maschera umanissima e sincera, e la passione che, si percepisce, il regista
seppe infondere nei suoi racconti.
Avvicinati e precipiterai
Ieri sera, drogato di cinema, m'è venuta voglia di farmi un John Huston, annata...mmh...1975, ultimissimo periodo. "L'uomo che volle farsi re" è una pellicola dal carattere forte, spregiudicato, provocante; a muso duro come i due tosti protagonisti, ora si gioisce in sala Uander, ora ci s'indigna: ed ecco dipanarsi un'avventura che è metafora di vita. Da un racconto di Kipling, sui sogni e sull'ambizione dell'uomo, nonché dello stesso regista che, questo film, lo volle realizzare con tenacia.
Per Johnny domani è ieri!
Al "Circolino", lunedì scorso, è passato ancora Sir Alfred Hitchcock, in uno stato strano, euforico, alcuni han pensato ad un goccetto di troppo, ma l'alito era solo quello di chi vuole scherzare, giocare un bel tiro agli amici, spiazzandoli, smettendo le vesti del mistero e indossando quelle dell'assurdo. Ecco a voi un "Hitch" che, si può definire grottesco; black humor e non-sense strapazzati in una ciotola, sino a stupirci ed annoiarmi. "La congiura degli innocenti", 1955.
La lucha sigue...
Questa settimana ho proseguito nella seconda e ultima tappa del viaggio a cui mi ha invitato il regista yankee Steven Soderbergh. Percorso emozionante che consiglio caldamente a tutti i cinefili revolucionarios. Gli ultimi 3 anni di guerriglia di Ernesto Guevara, detto "el Che", seguito lungo il suo personalissimo percorso per tutti. Al regista il merito di una pellicola asciutta, fredda perché la fine era già scritta, solenne perché fu a testa alta e ideale saldo. "Il Che - Guerriglia", del 2008.
Job al massacro
Appena tornato dall'ultimo dei Dardenne: "Due giorni, una notte". Ancora una volta, i fratelli belgi girano un'intensa apnea di emozioni, un'ora e mezza di angoscia e rabbia. La guerra tra poveri sfrutatta dai soliti noti, piccoli e meno. La rat race ha regole ben precise, quelle antiche di una mia vita sulla tua morte. Atroce contrasto tra i colori accesi fuori ed il buio, profondo, dentro.
Le onde profonde che non vedi...
Accolto con entusiasmo ai festival di Paulinia e Rotterdam (tra gli altri), uno dei film presentati all'interno della rassegna "Agenda Brasil", organizzata presso l'"Oberdan" dall'associazione "Vagaluna", è stato "A história da eternidade", esordio del quarantenne recifense Camilo Cavalcante. Ambizioso e poetico affresco sulle intime tensioni di tutti i dimenticati della terra.
Mamma lo fece con un asso in mano...
Appena tornato dallo "Spazio". L'"Oberdan", intendo. In programma una serie di film incentrati sul gioco, quando diventa malattia. Partendo dalla promozione di quel "The gambler" che beccai a Trieste, lo scorso gennaio, e trovai meno che mediocre, il mio secondo cinema preferito mi ha servito un pregiato bianco e nero francese, del regista Jean-Pierre Melville (1917-73): "Bob il giocatore", del 1955, sfoggia una grande atmosfera, allestita mediante montaggio e sonoro spregiudicati quanto efficaci.
Patria o muerte
Questa settimana sono riuscito ad inserire quel DVD nella PS, superando lo scoglio emotivo di chi ha paura di avvicinarsi al proprio idolo, ispiratore di scelte, parole, gesti. Non fate il mio stesso errore, "Che - L'argentino", diretto da Steven Soderbergh nel 2008, non scotterà nessuno, primo tratto di uno sguardo ravvicinato che, in sintonia coi vostri "gusti" o no, riesce ad evocare la complessità di una delle figure più rilevanti della storia della società moderna. Dura eh? Impossibile? Forse sì. Merito a chi ci si è dedicato.
Poetica burtoniana
Sarà la burrasca che percuote queste serate, ma la Sala Uander sta tornando ai suoi vecchi fasti. Anzi, proprio per rievocare, per poi fuggire, l'atmosfera cupa tra cielo e strade, sul nostro schermo è apparso un Tim Burton: "Edward Mani di forbice", del 1990, è l'ennesima prova, da parte del regista californiano, della sua grande capacità di unire il narrato al visivo, sublimazione cinematografica della sua grande immaginazione.
Peccato di cuore
Era un peso ormai insopportabile, ma ecco l'ultima recensione relativa ai film "veneziani" visti quest'anno da me e Marigrade. In quel sabato 20 Settembre, la pellicola francese "3 cuori", diretta Benoît Jacquot, fu l'ultima della giornata, lasciando noi due spettatori in stati d'animo variegati: scuro, fondente black-dark, quello di Marigrade, tutta una pletora di colori dal verde-ok (speranza) al rosso-ko (strage), il mio. Peccato, perché l'inizio mi aveva proprio convinto...
I passi bui di ciascuno
Allo Spazio Oberdan, in questi giorni, è di scena il cinema brasiliano e, ieri sera, proprio all'ultimo momento, ho deciso di sacrificare un classico lunedì al Circolino perché, "intanto, quello si può recuperare, mentre questo chissà...". Eh già, non è che le nostre sale siano invase da pellicole verdeoro. Ad invadere la sala Merini, invece, c'è una folla pronta a vedere "Hoje Eu Quero Voltar Sozinho" ("Oggi voglio tornare da solo"), film d'esordio del trentaduenne Daniel Ribeiro.
La guerra è bruttina!
La settimana scorsa, come un bel gruppettino di cinefili, ci siamo fiondati a vedere l'ultimo film di Ermanno Olmi, "Torneranno i prati", appena uscito. Tutto è nato da una telefonata di Ste e dall'empatia per lo stato di salute del regista bergamasco. Quindi la Marti e la Fra unite alla truppa. Tutti in zona Anteo, quindi. Per colpa mia ci tocca il secondo spettacolo, quindi una birretta ai "Combattenti" di Porta Volta (in piena sintonia col tema della pellicola), ma non c'è problema, tanto dura solo '80 minuti. Fileranno via leggeri...
Grazie ad un Buridda in più
Bella rigà! Avevo sentito parlare
e parlato di “Per molti euro in più”
(2012) in diverse occasioni. Robby mi aveva fatto vedere il trailer e il Tanza me
lo aveva più volte sponsorizzato. Depa me l’ha passato qualche giorno fa via
skype e un tuffo nella cultura cinematografica genovese è bello che servito in
sala Town...
Stella cadente in teatro
Per l'ultima serata di "Venezia e dintorni", io e Marigrade al "Colosseo", seduti su comode poltrone. Qual piacere nel vedere apparire sullo schermo un certo Al Pacino! Il quale contribuisce, con la propria potenza artistica, a calamitare l'attenzione del pubblico in sala, lasciando fugacemente la possibilità di apprezzare il particolare taglio realistico della regia e le altre interpretazioni sullo schermo. "The humbling", diretto dallo statunitense, classe 1942, Barry Levinson.
Come fa, più, quel pazzo?
A volte va così, torni dall'"Oberdan" che profumi ancora di Cinema. Allora, rientrato al calduccio, ancora col piumino addosso, infili un DVD nel lettore. Tante e varie forme di pazzia. Un'altra è quella che ha braccato il sig. Raab, annichilito da una società che troppo chiede e nulla offre. Bentornato Rainer Werner Fassbinder, hai portato un tuo amico (Michael Fengler), bene! "Perché il signor R. è diventato matto?", del 1969, è una pellicola diretta a quattro mani, fredda come l'amore, calda come la morte.
Lui è andato
Tra le altre, una cosa bella dell'"Oberdan" è che in programmazione può capitare un film d'autore, così, senza l'obbligo di una rassegna ad esso dedicata. Ieri è toccato a Louis Buñuel e avremmo potuto, io ed Elena, mancare l'appuntamento con uno dei registi che più ha contribuito a spingerci a questo incessante percorso cinematografico? Certo che no. Tutti in sala Merini, quindi: "El" ("Lui"), del 1953, appartiene alla prima tranche delle pellicole messicane e, secondo me, al filone meno visionario e simbolista del regista spagnolo.
A$$A$$INI BUONI
L'ultimo film visto lungo la passeggiata di quest'anno tra Venezia e Locarno, è stato un film statunitense ambiguo, incentrato sulle nuove modalità belliche di questo secolo, con le quali si può ammazzare impugnando un joystick, a migliaia di chilometri dalle vittime. Gli americani sono campioni in questo sport (ad uccidere in generale, O.K.!) e ci riescono raccontandosela, cioè attribuendosi delle regole morali (tipo mafia, altro luogo comune agghiacciante uscito alla ribalta di recente), prive di fondamento. "Good kill", del neozelandese Andrew Niccol, classe 1964.
Non tralasciar nulla
Il secondo film in programma all'"Altrove", domenica sera, per il tributo a Pietro Germi (che nacque a distanza di qualche zig-zag tra i caruggi), è stato "Il rossetto" di Damiano Damiani, anch'esso del 1960. Germi in veste di attore, quindi; e non una comparsa, 'sta volta. Poliziesco dal risvolto rosa tenue, nonostante il rosso versato. Occhi innocenti che possono mettere nei guai, dettagli che il ladro copre a casaccio, mentre la guardia tutto ha già capito.
Quando s'incazzano le donne
Meno male che il week end genovese aveva a disposizione una chiusura degna di un cinefilo. Al teatro "Altrove" di piazzetta Cambiaso, pizze di celluloide da godere assieme ai caldi effetti e alle simpatiche interruzioni, una ventina di persone a scoprire qualcosa di più sul genovese Pietro Germi, anche le sue piccole apparizioni. "Jovanka e le altre" è un film del 1960, diretto dallo statunitense Martin Ritt, in cui Germi appare un secondo per poi lasciare campo ad un manipolo di donne contro il proprio tempo.
Wroam, tatattata tun piscchhh!!
Ve l'ho scritto che s'è trattato d'un fine settimana particolare. Sabato l'ostello della sala Negri ha dato ospitalità a Mino, il quale. assieme al sottoscritto, alle due e mezza di notte poteva solo andare a casa a guardare un film. E una serata strana cosa può far capitolare tra le pagine del 'Rofum? Un film senza senso come "Top gun", del 1986, regia dello britannico Tony Scott, tanta retorica militarista, vabbè ma questo ci starebbe, è il film per adolescenti che ancora debbono un poco sognare, sognare sbagliato, ma pur sempre un volo. Il fatto è che...che...questo film è davvero brutto.
Altro capitolo da studiare.
Week end genovese strano, calmo, ma strano. Sala Negri in versione ostello. Una VHS sempre pronta. Prima Barabba, venerdì. In proiezione un film polacco del 1981. "L'uomo di ferro", di Andrzej Wajda. Film di cronaca, di anni spesi per la libertà, pagati con la vita (anche senza morte). Mescola appassionatamente immagini realistiche a raccordi narrativi che riescono a coinvolgere.
Iscriviti a:
Post (Atom)