Il week end che inizia con un concerto da rimpatriata xeneixe in quel di Trezzo sul "LIVE!" (in onore di un certo Bubu...) e che finisce con un'ultima di campionato che dovrebbe essere l'ultima simile, ha per scia una piscina e una corsa al "Circolino" per vedere un film sul tema siriano: "La sposa siriana" è un film del 2004, diretto dal regista israeliano Eran Riklis.
Abbiamo già incontrato Mr. Riklis, con quell'addetto all'HR che si ritrovò a vagare nell'est Europa. Bene, il risultato è più o meno quello, con l'aggravante, nel caso del film oggetto di questa recensione, di una velleità evidente e tradita. Il taglio "fai da te" dato all'opera è più che apprezzabile, ma è quando si suonano le note alte che la stonatura emerge. Perché se, sul piano dei contenuti io storco il naso perché sono un deficiente, su quello estetico, beh chiedo a voi numi...
C'è molto di cui essere pessimisti, in mezzo a cotanta delirante assurdità (eccoli i tragici contro di ogni religione). Anche i drusi partecipano al gioco irresistibile. E film appiccicaticci che, come questo, non vanno al sodo, non inchiodano l'interlocutore alla responsabilità, non aiutano. All'accusa di "avermi umiliato" si risponderà con un blando e soporifero "pensavo ti facesse piacere", invece che con un dirompente "ma che concezione hai dell'umiliazione?" o, ancora meglio, "ma va' a cagare". Chiaro, il suggeritore è lì, a fianco dello schermo, ma sappiamo quanto sia acuto lo sguardo dello spettatore. Consiglio di buttare tutto al centro del campo d'osservazione, altrimenti si fa davvero dura.
L'arte della banalità si mette il vestito sgargiante e tocca pure vedere un arresto sventato a causa dell'assenza del mandato (ma come, la super polizia israeliana ha così scarsa cultura cinematografica?). Il passaporto col bianchetto, poi...
Per sollevare una trama così, non ci vuole un cugino arabo di terzo grado che ama un ebrea che a sua volta ama una tedesca, bensì un finale del diavolo che sia accettabile, possibilmente col botto (ergo: non l'abbraccio di un padre illuminato da una folgore improvvisa). Terribile. Infarinata d'ironia da due patacche (al "cos'è questa storia dello spazio tra i denti", ho pianto), commistione di toni non necessaria.
Sono quasi contento della pessima visibilità offerta dal circolino, questa sera.
(depa)
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