Ieri sera tutti, ossia noi: Elena, Aporty, il collega milanese da poco acquisito e me, tutti in pellegrinaggio in terra cinematografica santa, dove vallate di bianco e nero antimilitarista indicarono in maniera chiara cosa si nascondesse nella "foresta in fiamme alimentate dall'esterno da proiettili" che è la guerra. Il messia Stanley Kubrick considerò immaturo questo suo primo "Paura e desiderio" (1953) e, personalmente, accetto questa critica solo per la provenienza e...la destinazione, cioè apprezzando dove ha condotto la famigerata precisione del grandissimo autore, scomparso nel 1999.
Sarà che i tempi passano, sarà che l'arte si muove, passeggia, inventa e ritorna, ma a me il montaggio che accompagna questo film è piaciuto quanto la sua fotografia. Sarà che sono immaturo e ho voglia di film immaturi, chissà. I primi e primissimi piani atti a cogliere nervosamente le reazioni e gli accumuli nei/dei protagonisti, s'intrecciano in maniera affascinante col montaggio impulsivo in un caso, con quello provocatoriamente in ritardo in un altro. Per questo motivo, ho aperto la bocca, per poi socchiuderla in sorriso, nel vedere l'agguato dei protagonisti teso ai soldati nemici (da rivedere e rivedere e ri); per la stessa ragione ho apprezzato anche l'uccisione del generale del suo sottoposto.
La guerra è carne, cibo, mente e cuore, sangue e nulla, tutto stracciato, tutto ammazzato, tutto gettato per terra, senza vita. Centrifuga mortale in cui non si ha tempo per guardare il volto del nemico, immagine confusa che, difatti, non ha faccia (o l'ha identica alla nostra), né nome, né provenienza, né idioma. Anche la donna più bella del mondo, divenuta anch'essa senza tutto, può mettere il terrore nel cuore di soldati abituati ad uccidere sino a quando reggeranno tutto ciò, dopodiché sarà pura follia, l'unica maniera per uscirne salvi.
Affascinante e asciutta sintesi della gravità del gesto militare.
(depa)
Dopo averlo mancato al cinema per colpa di un “Take it easy”, finalmente ieri sera sono riuscito a vedere, in sala Ninna, questo primo, interessante e affascinante lungometraggio del maestro Stanley Kubrick.
RispondiEliminaFotografia e dialoghi mi hanno catapultato al fronte, anzi, in territorio nemico, seppur il messaggio di questo maestro della Settima, allora ancora sbarbatello, è chiaro: questo sistema che ha un suo caposaldo, praticamente da sempre, nel conflitto armato tra le nazioni, non cosciente (o più probabilmente, cosciente e fregandosene alla grande) del fatto che essa porta l’uomo a compiere gesti e ad avere pensieri totalmente innaturali e devianti, è il vero nemico! Il desiderio e la paura si respirano tutti, nei primi piani dei protagonisti e nelle altre magistrali inquadrature, ma quello che alla fine, più di tutto, mi è rimasto impresso è la “follia” sopraggiunta nelle loro menti. Della serie “come volevasi dimostrare”…
Sottoscrivo la conclusione della recensione: Affascinante e asciutta sintesi della gravità del gesto militare!