Mentre Genova sta incrociando le dita a causa di
un'incessante e forte pioggia che scende da ormai più di 48 ore, io mi guardo
bene dall' uscire dalla sala Ninna e lascio che il suono della pioggia che
batte sul pavè di Via della Maddalena mi rilassi. Ma un pizzico di
"brio" per evitare il collasso in una di queste prime serate
infrasettimanali di vero inverno è necessario e, ancora una volta, a giungermi
in soccorso c'è l'amico cinema. Decido di vedere un film che da un po' mi ronza
in testa e che ha un titolo che promette azione a manetta: "Green
Street", noto in Italia come "Hooligans", è un film del
2005 diretto da Lexi Alexander che narra le vicende e soprattutto le
scazzottate della Firm del West Ham United.
"La vita da svegli è un sogno sotto controllo"
Ieri sera, in sala Ninna, ho visto un film molto particolare. "Waking life" (Risvegliare
la vita) è un trattato di filosofia su pellicola. Un lungometraggio
d’animazione realizzato negli Stati Uniti da indipendenti, scritto e
diretto da Richard Linklater nel 2001, attraverso il quale lo
spettatore, munito di una dose sufficiente di curiosità e voglia di capire, può provare a riflettere e a dare qualche parziale spiegazione
e soluzione a quei problemi esistenziali e sociali che l'essere umano,
come individuo e come società, vive in questo terzo millennio.
"La mafia è una montagna di merda!"
Qualche
sera fà ho riguardato un film che ai tempi mi colpì moltissimo per i
suoi contenuti e per come venivano proposti dal regista e sceneggiatore
Marco Tullio Giordano. "I cento passi" uscì nelle sale nel 2000
ed io lo vidi per la prima volta, con un gruppo di amici, quasi due anni
dopo. Era appena passato il G8 da Genova lasciandoci una sensazione di
impotenza e sconfitta, ma la voglia di lottare era radicata e ancora
viva in ognuno di noi e con questo film biografico che narra la storia
di Peppino Impastato, compagno siciliano ucciso nel 1978 dalla mafia per
aver lottato per gli ideali (anti-mafia) in cui credeva, "c'eravamo
andati a bagno".
Ammalarsi per mancanza d'amore e libertà
In questo quarto appuntamento in sala Ninna col cinema di Massimo Troisi, con "Le vie del signore sono finite" (1987),
il regista, sceneggiatore e attore partenopeo ci mostra una faccia
nuova della sua arte: più matura e più intraprendente, figlia di una
nuova consapevolezza di sè sicuramente acquisita dopo l'uscita della
precedente riuscitissima pellicola girata due anni prima con Roberto
Benigni, "Non ci resta che piangere", già visionata e apprezzata qualche
anno fà in sala Uander e recensita sul 'rofum dal Taigher.
"Bello" il miele di Lelouch!
Questa volta vorrei parlarvi d'un film che ho visto ieri sera, allo Spazio Oberdan, in solitaria. Elena scottata da "Hiroshima...", non se l'è sentita. Ed ecco qua, punita. Fa il suo ingresso al Cinerofum il regista francese Claude Lelouch: "Un uomo, una donna" vinse la Palma d'Oro (in quel periodo "Gran Premio...") del 1966, a pari merito con il nostro "Signore & signori" e, in effetti, come lo splendido di Germi, il film è un intelligente mix di ironia e sentimento.
Stupide vicine distanze
Sabato pomeriggio pre-derby. Per riempire un pomeriggio vuoto e per realizzare quel dialogo che, a volte, ha la puntina guasta, scelgo il Cinema. Avrei voluto rispondere a una delle ultime recensioni, ma all'Ariston di Vico San Matteo offrono solo "Argo" ed "Acciaio"...mi tappo il naso ed entro nella sala di sopra, quella in cui proiettano il secondo lungometraggio di Stefano Mordini, classe '68.
Amore ed orgoglio
Dopo
un momento di panico dovuto al guasto dell'impianto audio della sala
Ninna che poi miracolosamente ha ripreso a funzionare, è potuto partire
il "viaggio" in Medio Oriente che da un po' di tempo mi ero programmato.
"Una Separazione" è un film del 2011 scritto e diretto da Asghar
Farhadi, ambientato e girato nel suo paese d'origine ovvero in Iran. Il
film ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui l'Orso
d'oro alla 61' edizione del Festival di Berlino, il Premio Golden Globe
come Miglior Film Straniero e Il Premio Oscar sempre come miglior film
straniero e diciamo subito che tutti questi riconoscimenti non sono per
nulla casuali.
Memoria di ombra e pietra e...noia
Appena tornati dalla visione di "Hiroshima mon amour" si è ancora un po' addormentati. Il film del 1959 del regista francese Alain Resnais, supervisore della Nouvelle Vague, trasuda della letteratura di Marguerite Duras e, soprattutto, del suo "ritmo".
Le fiere e sole donne di Pietrangeli
Allo Spazio Oberdan, e dove sennò?, l'altro ieri sera, ha fatto il suo ingresso al Cinerofum il regista romano Antonio Pietrangeli (1919-1968). Regista specializzato negli affreschi femminili, con "Adua e le compagne", del 1960, ci regala uno sguardo sull'universo della prostituzione, sebbene legato a doppio filo ai suoi tempi, divertente quanto profondo.
Tra 1 giorno da leone e 100 da pecora, Troisi sceglie 50 giorni da orsacchiotto
Ieri sera sono riuscito finalmente
a ritrovare un po' di tempo da dedicare alla "settima" e ho
deciso di aprire ancora una volta le porte della sala Ninna alla
commedia napoletana e al buonanima di Massimo Troisi. "Scusate il ritardo"
(1983) è il secondo film scritto, interpretato e diretto dal comico
partenopeo. Una commedia romantica nella quale spiccano ancora l'ottima
capacità recitativa di Troisi e alcune sue geniali battute. Il titolo
del film è un riferimento sia al troppo tempo trascorso dal film
precedente, sia ai diversi tempi dell'amore e alla non sincronia dei rapporti di coppia.
Noi balliamo da soli
Caro, caro Bertolucci, unico legame ormai, assieme a Benigni, che mi tiene ancora in flebile contatto con il cinema italiano. Il rapporto si interruppe bruscamente nella primavera del 1995, durante la visione di un Tornatore d'epoca, "Una pura formalità". Ti vengo a vedere più per di nostalgia e rispetto, ma mai mi deludi. Questo tuo ultimo film "Io e te" non è un capolavoro, certo, ma con l'”Ultimo tango” credo tu abbia segnato un limite ineguagliabile, perfino a te stesso e comunque, in suo nome, ti perdonerei qualsiasi svarione.
Cronaca di un martirio annunciato
Settimana scorsa, sala Ariston, "Oltre la collina" del romeno Cristian Mungiu, due ore e mezza che scorrono senza troppe cadute. Una certa ripetitività può infatti essere una sorta di accentazione-accentuazione, unica enfasi posta al servizio di una narrazione peraltro scabra, limpida ed essenziale. Il ritmo infatti è disteso e si offre a noi stimolando molteplici spunti riflessivi.
Losey & Bogarde: New Wave!
L'altroieri ho proposto a Elena di seguirmi a vedere un film di cui non sapevo nulla. Ormai trascorso un lungo periodo da quella che lei ritenne una scottatura, smemorata o no, ha deciso di accompagnarmi. E allora tutti in sala Alda Merini, a contemplare il cinema di Joseph Losey (1909-1984), statunitense che non si piegò agli echi del maccartismo autoesiliandosi nel Regno Unito, nonché esponente della "New Wave" (grossissimo modo il contraltare britannico della più celebre e prolifica "Nouvelle Vague"). Nel 1963, "Il servo" schiantò molti cardini teorici del cinema di allora. Conclusione: la Ele è lì che prega di vedere altri film del regista o, comunque, appartenenti a quell'interessantissimo tsunami cinematografico.
Può l'amore ammazzare i morti?
L'ultima volta che scrissi di cinema risale al 2002, forse 2003 in occasione del ciclo "Legge(re) cinema di diritto e di rovescio". E di cinema in effetti molto ho letto in questi 10 anni. Ma come resistere al Cinerofum, ad una raffica incalzante di recensioni sempre più raffinate e stimolanti? Domanda retorica, impossibile eludere il richiamo dunque eccomi qua, emozionata come la prima volta, era il 1992, quando mi espressi sul Cinema puro. In sala "City" vidi una settimana fa "Amour" di Haneke e qualcosa non mi ha del tutto convinta.
No grazie, questo film mi rende nervoso
Terzo appuntamento in sala Ninna col regista, sceneggiatore e attore napoletano Massimo Troisi. "No grazie, il caffè mi rende nervoso" (1982), diretto da Lodovico
Gasparini e che ha come protagonista Lello Arena, è il secondo film nel
quale Troisi compare sul grande schermo. Massimo fa solo qualche comparsata e grazie ad esse si vivono gli unici momenti piacevoli di questa pellicola decisamente mediocre.
Amore surreale secondo De Oliveira
Ieri sera in sala Uander c'era la consapevolezza di non reggere di fronte ad un film mediamente lungo e allora c'è venuto incontro, benvenuto al Cinerofum, il regista portoghese di 104 anni che, si può davvero dire, ha visto il Cinema e la sua bellezza evolversi. Forse decadere nel ridicolo, ma anche conservare una dignitosa e ironica spavalderia. "Bella sempre", del 2006 (girato all'età di 98 anni) rappresenta un'ora di elegante tributo alla Settima e a uno dei suoi massimi esponenti: Luis Buñuel.
Gli smarriti della Coppola
Una settimana fa, dopo il solito intervento satirico di Crozza, ironico quanto acuto, non me la sono sentita di conoscere le ultime imbarazzanti e allucinanti incongruenze del nostro paese e, allora, sono riuscito a convincere Elena a seguirmi nel magico mondo Cinema, dove poter riazzerare le strutture ormai degenerate là fuori. In programma il secondo film della figlia d'arte newyorkese Sofia Coppola: "Lost in translation", del 2003.
Silenzi gridati
Ieri sera, al termine di una giornata dedicata al cinema di Kim Ki-Duk, ho potuto godermi un altro bel film del regista sudcoreano. "Ferro 3" è una leccornia per chi va pazzo per il cinema. Il film che nel 2004 vinse il Leone d'Argento a Venezia (premio alla regìa) è l'ennesima pellicola in versi, a volte musicali a volte stridenti, di quest'autore classe 1960 che, quasi imbarazzante, mostra inventiva e sensibilità disarmanti.
I sogni che diventano incubi
Dopo "L'arco", il film proposto nella rassegna dello Spazio Oberdan dedicata a Kim Ki-Duk è "Dream", girato nel 2008; si tratta di un'altra invenzione, particolarmente audace, del regista sudcoreano, una sorta di thriller psicologico che inizia quasi per gioco e finisce in tragedia, con un occhiolino ai film del grande Hitchcock.
Magica favola sul mare
Ieri pomeriggio un pensiero a chi non c'è più e una passeggiata verso lo Spazio Oberdan, a portare avanti il discorso intrapreso con Kim Ki-Duk. Il dodicesimo film del regista coreano è un vero e proprio gioiello. Una favola galleggiante ricca di poesia e passione. "L'arco", coi suoi sorrisi e i suoi silenzi, ha scoccato una freccia che resterà eternamente in volo...
Violenza di poesia
L'altroieri, uscito dall'ufficio, mi sono recato allo Spazio Oberdan per cominciare seriamente il mio viaggio nel cinema del regista Kim Ki-Duk che, nel 2001, realizzò un film duro quanto tenero, coraggiosamente poetico pur nella sua atroce violenza. Insomma, in "Bad Guy" si rintracciano le caratteristiche dell'intera opera dell'autore sudcoreano.
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