In fondo all'orrido delle sale cinematografiche, Elena ed io abbiamo raccolto una bobina, ancora una volta, catalana. Commedia a sfondo sociale, dove le demagogie varie, nazionaliste e xenofobe, assumono la forma più diffusa e accettata, quindi perniciosa. "I tuttofare" (2021, t.o. "Sis dies corrents"), scritta, diretta e montata dalla regista, classe 1980, Neus Ballús, fa sorridere con qualche lieve spunto.
Presentato a Locarno, dove entrambi i protagonisti si sono aggiudicati il premio come Miglior Attore, dipinge la sbagliata esuberanza che attanaglia buffi quanto dannosi personaggi della classe degli sfruttati. Meschini. Insopportabili, molesti, sopportati più dei pazzi. La rivalsa verso i sottoposti, insita nella struttura gerarchica, frustrante, di questa società (lavoro), in salsina più dolce che agra. Ma la regia è buona, riuscendo addirittura a far dimenticare il pessimo, l'ennesimo, doppiaggio italiano. Senza scivoloni in acque melensi, qualche inciampo tra sterpaglia comica, il film nomina solo alcuni dei virus che infettano le nostre esistenze (pregiudizi, distanze), paradossalmente affrescando un ambito lavorativo più roseo delle vere rose. Decrescendo da cinque e mezzo, nonostante la saggia chiusura, senza illusioni. Come noi nelle "sale".
(depa
Nessun commento:
Posta un commento