Alienopoli

Di anno in anno, su, per il cinema italiano, "Foglio" mi pone davanti al 1961, ergo al neorealismo lombardo di Ermanno Olmi. Pellicola stupenda, per manifattura e calore, sullo scontro esistenziale tra campagna e città. "Il posto" è dove si va a cercarlo, suicidio non assistito che ancora condanna donna e uomo.
Milano luogo di lavoro per i lumbàrd delle valli. Da Meda alla meta, a metà della landa, Olmi pedina i nostri tempi, col cipiglio affettuosamente ironico. Innaturalmente catapultati nella metropoli, per sottoporsi a "prove semplicissime" ("esami per andare a laurà, questa l'è bela!"). Dura per un "impiastro" sevesino al di qua delle vetrine, da dove "queste vetture non partono". Cucchiaini che ringalluzziscono, caffè amari per integrarsi. Corridoi, saloni, uffici, studi. Per finire "Fattorini d'anticamera". All'uscita, la pioggia.  Ottima fotografia per un Buster Keaton della bassa lombarda, di metà Secolo XX°. Domenico, magico trasognante Sandro Panseri, bergamasco classe 1945, "antico" e innamorato. Passaggi suggestivi, trovate grandiose (la matura e il ragazzo, sullo sfondo di intime piastrelle). "Gavette" accomunano guerra e lavoro come strumenti addomesticanti.
(depa)

1 commento:

  1. Tu scrivi "nostri tempi", ma direi che ormai d'altri tempi si tratta, altri tempi dei quali sensazioni, colori, odori e sapori arrivano ancora vivi e veri a chi guarda questo ottimo film. Up!

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